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Tanti raggiri e una debolezza: punito dall’amore il finto don Bedin

di Alessandra Mura
Il dirigente della Squadra Mobile, Andrea Crucianelli, spiega la cattura di Cristiano Perini
Il dirigente della Squadra Mobile, Andrea Crucianelli, spiega la cattura di Cristiano Perini

Voleva salvare una prostituta: una telefonata l’ha incastrato. In pochi mesi aveva racimolato con l’inganno 20mila euro

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FERRARA. Dopo aver imbastito truffe fantasiose ai danni di sacerdoti e seminato vendite-bidone online, ha cercato di “salvare” una prostituta di cui si era invaghito. E proprio le conseguenze dell’amore, e soprattutto il modo bislacco che aveva scelto per compiere la sua buona azione, gli sono costate l’arresto da parte della polizia di Stato che lo cercava da tre mesi.

Cristiano Perini, ferrarese di 46 anni, era già noto alle cronache come il truffatore dei preti: in passato, fingendosi perfino l’allora procuratore capo di Ferrara Severino Messina, aveva convinto diversi sacerdoti della provincia a versargli ingenti somme. Processato più volte e condannato in via definitiva, di recente aveva ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali all’associazione Viale K di don Domenico Bedin. Fino al 5 maggio, quando si era reso irreperibile e poi, dopo la revoca della misura alternativa da parte della procura generale presso la Corte d’Appello di Bologna, era diventato latitante. Nel frattempo era tornato alla sua specialità, le truffe, sorretta da innegabili doti di trasformista e imitatore. Gli riusciva particolarmente bene proprio la voce di don Bedin, e allora vai con le telefonate ai “colleghi” sacerdoti del finto don Domenico per chiedere versamenti da 600, 1000, 2000 euro per aiutare una famiglia a rischio di sfratto. Una quindicina gli abboccamenti, circa la metà quelli andati a segno.

Ed era stato proprio il vero don Bedin, avvisato del furto di identità (e di voce) a scrivergli una lettera aperta invitandolo a smetterla e a costituirsi. Perini per tutta risposta arrotondava con una decina di raggiri online, finendo per accumulare in tutto 20.000 euro. Sui siti di e-commerce metteva in vendita inesistenti I-Phone e si faceva versare con PostePay dai 300 ai 400 euro tramite vaglia postali immediati, incassabili tramite password. In questo modo era dappertutto e in nessun posto, e con la bellezza di 30 schede telefoniche e 4 cellulari poteva giocare a rimpiattino con gli inquirenti. Lo si sapeva gravitare per Ferrara, Ravenna, Marina Romea, come una particella impazzita difficile da catturare.

A incastrarlo ci ha pensato la gelosia. Quella per una ragazza cinese che si prostituiva in un appartamento del grattacielo. Due settimane fa, come ha spiegato il dirigente della Squadra mobile Andrea Crucianelli, era arrivata al 113 una telefonata di un sedicente Fausto che segnalava un uomo armato uscire dalla Torre B del Grattacielo.

Dell’uomo misterioso nessuna traccia. In compenso l’utenza cellulare da cui era partita la “soffiata” riconduceva proprio a Perini, e anche l’accettazione di un bonifico registrata in via Darsena ha dato la certezza alla polizia che si trovava in città e che con ogni probabilità gravitava proprio in zona Grattacielo. E lì lo hanno finalmente individuato e arrestato, vicino all’ufficio postale di via Felisatti, con tanto di svenimento. Agli inquirenti ha confessato il perché di quella telefonata che lo ha tradito: voleva ottenere un “blitz” che facesse scoprire l’attività dell’amata e la togliesse dalla prostituzione. Ora Perini è in carcere per scontare le condanne residue (1 anno e 5 giorni) e prepararsi a quelle future.

Alessandra Mura