La Nuova Ferrara

Ferrara

Dentro per tentato omicidio ordina di ammazzare la ex

di Daniele Predieri
Dentro per tentato omicidio ordina di ammazzare la ex

Un detenuto di Ferrara: durante l’ora d’aria Fabbri mi chiese di uccidere Lucia. Appostamenti dei carabinieri attorno alla casa di lei. «Vivo nel terrore»

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FERRARA. Da sei anni, dal 16 marzo 2010, vive con le ombre nei suoi pensieri, dopo essersi salvata dalla brutalità del suo ex compagno che voleva ucciderla, ammettendo, da allora, di essere «un cadavere che cammina» e che lui «sarebbe tornato sotto casa per finire il lavoro che aveva lasciato incompiuto quella notte». Quelle ombre si sono materializzate all’improvviso nel febbraio scorso, ma avevano una divisa, da carabinieri, erano fuori casa sua, mattina giorno e notte, e non sapeva il perchè. Ha scoperto, poi, che erano lì per proteggerla da chi avrebbe dovuto finire quel lavoro incompiuto.

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Aveva ragione Lucia, che fa Panigalli negli atti giudiziari, ha 59 anni, e nella vita è una donna che vive nel terrore: in cuor suo, lo ammette, mai avrebbe immaginato che quell’uomo, che giustificò tutto il male e il dolore per «troppo amore», avesse ordinato, dal carcere di Ferrara dove sta scontando la pena per tentato omicidio, di ucciderla. Dando indicazioni sul come e dove farlo, aggiungendo tanto di più ora al vaglio degli inquirenti. Per questo, Mauro Fabbri, quell’uomo, 55enne bondenese, è adesso indagato da procura e carabinieri e assieme a lui anche i “mediatori” che sarebbero stati assoldati per cercare chi dovesse fare il lavoro. Tentato omicidio aggravato il reato contestato, anche dalla “recidiva”, che tradotto dal codice penale vuole dire aver tentato di finire il lavoro un’altra volta, con l’ulteriore aggravante prevista dall’«aver commesso il reato durante l’esecuzione pena», l’ordine partito dal carcere.

L’inchiesta è in corso, di questa si è avuta conoscenza di recente, ma i fatti narrati e analizzati negli atti giudiziari risalgono a mesi fa. Un’inchiesta in corso, blindata sulla sua eventuale evoluzione da parte degli inquirenti, procura (pm Barbara Cavallo) e carabinieri (reparto investigativo di Ferrara) e dagli stessi legali della Panigalli (Patrizia Micai) e di Fabbri (Dario Bolognesi). E allora Lucia continua a non sapere: chiede, fa domande, si tortura con quelle ombre nei pensieri che l’hanno trasformata in soli 6 anni. Vorrebbe sapere di più, ma non può ancora «perchè mi dicono le indagini sono in corso». E così lei continua a vivere, vive nel terrore. Anzi è ripiombata nel terrore nei mesi scorsi, quando all’improvviso notò che attorno a casa sua quei carabinieri che controllavano. Lo spiega nella sua lettera, lo ripete a voce a la Nuova Ferrara: «Chiesi conto di tutto questo a chi era lì fuori casa mia, mi dissero “solo controlli”». Controllavano lei, la sua casa, che nessuno arrivasse a ucciderla. «“Non si preoccupi perchè li abbiamo fermati”, mi dissero: ma come si fa a non essere preoccupati!» sbotta Lucia, che poi scoprì tutto.

Quello che si sa oggi è che l’allarme scatta sul finire del 2015: un detenuto del carceredi Ferrara parlando coi magistrati “confessa” o meglio informa che durante l’ora d’aria, parlando con Mauro Fabbri, lui gli riferì che «se avesse potuto avrebbe fatto uccidere la sua ex donna». E che era sua intenzione commissionare l’omicidio e far tanto di più, «dando strumenti logistici ed economici e informazioni necessarie a organizzare e pianificare l’azione (l’omicidio, ndr) e l’occultamento anche del corpo», a lavoro finito. Questo recita il capo d’accusa, sul quale sono in corso verifiche e sono stati già compiuti atti tecnici (sequestri di materiale in cella e nelle case degli altri coindagati, il detenuto e un suo parente diretto). Inchiesta e atti tecnici che hanno portato a contestare a Fabbri questi fatti, l’ordine di uccidere dal carcere la sua ex compagna.

Lui, interrogato nei mesi scorsi con il suo legale di fiducia si è limitato a rispondere al magistrato che «non so nulla», «non ho idea della ragione per cui mi viene rivolto questo fatto» e che sono sei anni che non vede nè sente Lucia Panigalli. Lui e lei, oltre i processi penali, ora sono divisi da quello civile: lo ricorda Fabbri al magistrato che lo interroga, rammentando di aver pagato già una provvisionale e che poi non aveva saputo più nulla. Lucia Panigalli non vuole saperne di entrare nei tecnicismi, aspetta la chiusura dell’inchiesta e si limita solo a dire: «Chissà, forse qualcuno ha “nasato” (gergale, ha saputo, ndr) in carcere chi è Fabbri, che ha soldi, e allora lui ha confermato quello che ho sempre pensato, che avrebbe voluto finire il lavoro».