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Ospedale di Cona, stop a un intervento su otto

Ospedale di Cona, stop a un intervento su otto

Ricoveri boom, uscite difficili. Carradori: influenza, smog e rete da riorganizzare In arrivo altri 16 posti letto ma serviranno settimane per superare l’emergenza

02 febbraio 2017
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Il rinvio degli interventi chirurgici non urgenti all’ospedale di Cona riguarda una quarantina di pazienti a settimana, per lo più ernie, varici, tiroidi, polipi, con esclusione di tutte le patologie oncologiche e senza differenze tra servizio sanitario e prestazioni a pagamento. Si tratta di 11 sedute chirurgiche su 92 nei sette giorni standard, quindi il 12% del totale, ma l’impatto del provvedimento sui ferraresi è stato enorme, perché si tratta d’interventi programmati da mesi e che non potranno certo essere effettuati a breve. «Abbiamo preso misure per ridurre i tempi del provvedimento, che è comunque di routine in periodi come questo, ma alla base ci sono cause sia contingenti che strutturali e quindi non possiamo escludere il ripresentarsi in futuro di emergenze di questo tipo» scandisce Tiziano Carradori, direttore generale dell’azienda ospedaliera. In effetti Cona non è l’unico grande ospedale della regione in queste condizioni, anche a Bologna e in altri capoluoghi hanno dovuto ricorrere a rinvii e restrizioni degli interventi ordinari. Colpa del picco influenzale e pure, aggiunge Carradori, «delle particolari condizioni ambientali di questo inizio anno, con concentrazioni molto alte di polveri sottili che hanno creato problemi soprattutto ad anziani sofferenti di broncopiatie croniche ostruttive».

Ma c’è un terzo fattore che sta pienamente dispiegandosi solo a partire da quest’inverno: «Cambiamenti nelle traiettorie di ricoveri» le chiama il direttore generale del Sant’Anna, con riferimento alla ristrutturazione della rete ospedaliera del distretto Sud Est. Negli ultimi anni, è il suo ragionamento, «sono stati effettuati i meritori riordini di presìdi come Copparo e Comacchio, ma la rete delle Rsa e delle lungodegenze sul territorio va migliorata. Questo è un fattore strutturale» mette il dito nella piaga Carradori.

La somma di questi tre fattori ha portato all’attuale situazione critica: si è passati da un aumento medio di 6 accessi giornalieri al Pronto soccorso, ad un incremento di 10 accessi a dicembre, per passare a +20 negli ultimi dieci giorni. Considerato che il 16% degli accessi Ps si trasformano in ricoveri, la ricaduta sui letti di degenza è evidente. D’altra parte, «i 186 ricoveri in più registrati tra l’1 dicembre 2016 e il 31 gennaio 2017 - conteggia Eugenio Di Ruscio, direttore sanitario di Cona - non sono stati bilanciati dalle 86 dimissioni aggiuntive. Sono rimaste cioè ricoverate 100 persone in più. In questo momento avremmo 38 persone pronte per la lungodegenza che non riusciamo a dimettere». Il debordare dei ricoverati anche nei reparti di chirurgia è alla base dei rinvii degli interventi.

L’emergenza si sarebbe manifestata anche prima, sottolineano al Sant’Anna, senza 16 letti in più scovati a dicembre grazie alla contestata riorganizzazione di Medicina d’urgenza. La Conferenza sanitaria di lunedì, poi, ha autorizzato l’ospedale a ricavare 16 posti letto internistici dai day hospital, ma servirà un mesetto per metterli a disposizione in toto. Difficilmente l’emergenza sarà superata prima.

Stefano Ciervo

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