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Ferrara

Una speranza per il Jo Lido, sogno delle estati anni ’90

Una speranza per il Jo Lido, sogno delle estati anni ’90

Lido Scacchi: l’area del parco acquatico è stata comprata all’asta dal gruppo Tomasi. «Stiamo studiando i numeri: al momento andiamo con i piedi di piombo» 

04 aprile 2017
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LIDO SCACCHI. In tanti ci hanno passato la loro infanzia. Per molti è sempre stato un sogno scendere da quegli scivoli e immergersi nelle piscine. Oggi il Jo Lido di Lido degli Scacchi è un pugno nello stomaco: il degrado si tocca con mano e delle decine di attrazione non resta che qualche masso ancora dipinto di azzurro mentre le bisce d’acqua restano a scaldarsi al sole così come topi e nutrie. I vecchi altoparlanti che negli anni ’90 diffondevano musica in ogni angoli, restano penzoloni sui pochi pali in piedi. E per chi quegli anni li ha vissuti, vedere uno scempio del genere fa male. Da quando ha chiuso, nei primi anni 2000, i ladri hanno portato via di tutto e il luogo, in completo stato di abbandono, resta affascinante solo per coloro che nelle notti di luna piena si riuniscono per strani riti di cui resta il segno all’interno della bassa struttura.

Eppure una speranza c’è ancora. Il Jo Lido, parco da 150mila metri quadri, è stato di recente comprato all’asta dalla famiglia Tomasi e l’intenzione di dare nuova vita all’area c’è. «Ci andiamo con i piedi di piombo - spiega Ted Tomasi - nel senso che stiamo portando avanti diversi studi per cercare in primo logo di capire se e quanto un parco acquatico di quelle dimensioni può reggere sui nostri Lidi». Secondo Tomasi, al momento non ci sarebbe «un flusso minimo garantito, non abbiamo i numeri di Rimini e non potremmo nemmeno reinventarci come fanno a Mirabilandia. I costi sono esorbitanti, con i numeri di adesso non potremmo nemmeno aprire». Tutto finito, dunque? «No, questo no. L’idea resta quella di realizzare un grande campeggio in zona Collinara e comunque di continuare a richiamare turisti sul territorio. Insomma, il fatto che al momento non ci siano in numeri certo non significa che non ci possano essere in futuro, tanto che ci abbiamo creduto e l’area l’abbiamo comprata». E aggiunge, «magari un parco più piccolo e comunque al’interno di un contesto ben preciso. Io al Jo Lido ci sono cresciuto, per me era un sogno e chi allora ci ha pensato ed ha osato di coraggio ne ha avuto parecchio».


Tanto è rimasto nell’immaginario di chi ai Lidi ha passato le vacanze, che è stata aperta anche una pagiona dedicata: «ci ho passato parecchie estati ed era fantastico. Andando al mare ci sono passato un paio di volte nella speranza che qualcosa fosse cambiato, invece niente; mi piange il cuore vederlo ridotto in quello stato e penso a quando era pieno di gente e io avevo una gran paura nell’affrontare il kamikaze». I primissimi anni di apertura, forse già il secondo o il terzo, fu la Valdadige a prenderne in mano la gestione facendone una sorta di “fratellino” dell’Aquafan. Una volta chiuso, ci furono diversi possibili compratori interessati a rilevare il parco e a rimetterlo in funzione, ma non se ne fece mai niente, soprattutto per problemi tecnici legati alla conservazione degli impianti più costosi.