La Nuova Ferrara

Ferrara

Igor lo cercava anche la Serbia. E ci chiedeva di arrestarlo

Igor lo cercava anche la Serbia. E ci chiedeva di arrestarlo

Nella storia criminale dell’assassino c’è un mandato di cattura europeo del 2011: si salvò grazie al doppio nome

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FERRARA. C’è un altro “buco nero” nella storia criminale di Igor Vaclavic-Norbert Ezechiele Feher. Dopo le mancate espulsioni, del 2011 e del 2015, mai eseguita al Cie di Bari dove il killer in fuga finì con il nome di Igor, adesso salta fuori un mandato di arresto europeo (Mae) che la Serbia diramò nel 2011 con le accuse di rapine e stupri, a nome di Norbert Feher, serbo, nato Subotica, 41 anni.

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Da questo scappava Igor il Russo-Norbert il serbo, non dall’esercito russo, dagli incubi della guerra della Cecenia, dagli orrori - raccontati e mai verificati - compiuti sulla sua famiglia, la figlia che diceva essere stata uccisa in Russia, per ritorsione contro di lui. Una mente malata collegata ad un braccio armato micidiale che era ricercato in Serbia e in tutta Europa, e anche qui in Italia tramite l’Interpol dopo le richieste di rintraccio diramate dalla Serbia, appunto.

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Ma... Ma in Italia, dove Igor/Norbert viveva già da quasi 7 anni, dopo averne passati 3 in carcere a Rovigo ed essere tornato in cella nel 2011, l’arresto europeo no venne mai eseguito perchè gli atti dalla Serbia vennero inviati senza impronte digitali, l’Italia (Interpol o chi per loro) le richiese alla Serbia, che non le inviò mai, e tutti si dimenticarono di sollecitarle e di Norbert Feher, in carcere come Igor Vaclavic.

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Ad allargare ancor di più questo buco nero clamoroso dei nostri controlli incrociati è il fatto che dopo il 2011, come ricordiamo, Igor Vaclavic venne condannato, scontò 4 anni e mezzo in carcere all’Arginone, venne scarcerato con liberazione anticipata, espulso con esecuzione pena e foglio del questore di Ferrara, trasferito al Cie, per l’identificazione ed espulsione, mai avvenuta come Igor Vaclavic nel maggio 2015, per i soliti intoppi burocratici e tecnici per dare un nome ai clandestini. Ma, e ancora ma, nessuno - nè al Cie, ancora prima gli uffici giudiziari o investigativi o la stessa Interpol - incrociò dati e impronte - di Igor il russo con il Mae di Norbert il serbo.
Questo è ciò che emerge dalla storia criminale di Igor/Norbert, dal fitto riserbo degli inquirenti, notizia che rimbalza in tutta Italia fino a Ferrara, che in parte era stata confermata - parzialmente - dallo stesso comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette che per la prima volta, davanti a taccuini e telecamere di mezza Italia aveva detto che Igor Vaclavic in realtà era «serbo, ricercato nel suo paese per rapina con violenza sessuale». E dire che ora, dunque, a carico di Igor/Norbert, si sommano ordini di cattura e tanto altro. Oltre il Mae serbo del 2011, ha a suo carico il Mae emesso da Ferrara per le rapine dell’estate del terrore 2015, prima dell’omicidio Tartari: un ordine di cattura europeo che come abbiamo visto, anche dal profilo Facebook che lo dava in Spagna nell’aprile 2016, non gli ha impedito di andarsene in giro fuori dall’Italia. Ma è sempre tornato qui, in Italia, nel Ferrarese: dall’estate 2016, dove ha vissuto tra Berra, Portomaggiore e Argenta. Dove avrebbe svernato in giro tra conoscenti o abitando a Portomaggiore e quindi dandosi alla macchia: prima per volontà, adesso perché costretto dopo aver rapinato una guardia giurata Consandolo, aver ucciso un barista a Budrio, aver ucciso di nuovo una guardia ecologica, averne ferita un’altra. adesso sarebbe ancora nascosto nelle valli di Marmorta. Ma non sa come uscirne. Stavolta, la malaburocrazia non potrà certo aiutarlo.

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