La Nuova Ferrara

Ferrara

Vittima di bullismo, ragazzina costretta a cambiare scuola

di Daniele Predieri
Vittima di bullismo, ragazzina costretta a cambiare scuola

I genitori: «Si stava ammalando, ora è come se fosse rinata Isolata, offesa in chat, aggredita. Prof e famiglie assenti» 

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FERRARA. Alice ha 12 anni e a poco più di un mese dalla fine dell’anno scolastico è scappata dalle scuole medie che frequentava: «L’abbiamo trasferita ad un altro istituto la settimana scorsa, 9 aprile, non ce la faceva più, si stava ammalando: ora è come se fosse rinata», dice la mamma di Alice, che non si chiama così - nome inventato - non la sua storia, di bambina 12enne costretta a cambiar scuola per colpa dei bulli della classe, seconda media. Il perché della sua scelta, Alice lo scrive nella lettera che pubblichiamo a fianco, dicendo a chi la offendeva, derideva, isolava: «non me vado da perdente - scrive e tuona - perché io non perdo, lascio perdere questa situazione».

Non lasciano perdere i suoi genitori che puntano il dito contro la scuola, una delle più blasonate della città, della Ferrara Bene e che conta: «E’ come se volessero mettere la polvere sotto il tappeto non risolvendo i problemi come quelli di Alice», avevano detto papà e mamma alla prima telefonata. Ieri lo sfogo-ricostruzione anche per spiegare la lettera: «Alice voleva consegnarla ai professori affinché la leggessero in classe ai 27 compagni, forse non l’avrebbero letta, da qui la decisione di farvela pubblicare». Una lettera contro quella classe, la scuola, anche una lettera aperta alla città, che in questi giorni si sta confrontando con il problema esploso tra bullismo e criminalità. E guarda caso stessa scuola che fa da sfondo alle cronache di questi giorni. Ma i fatti sono diversi: «Parliamo di bullismo e cyberbullismo - spiegano i genitori - fatti anche piccoli, che accadono però ogni giorno, da mesi, dallo scorso anno».

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Parole, gesti, offese, isolamento, disagio. Tutto segnalato a preside e insegnanti, le prove mostrate nella chat su Whatsapp della classe, nei messaggi vocali inviati e tanti episodi narrati. A partire dalle aggressioni verbali: «Ti spacco quel flauto di m...». «Put...» «Goditi il fidanzato ora, poi si troverà una più bella e più magra di te». «Dammi i compiti, tu se al nostro servizio». «Non puoi respirare, inquini l’aria. Dove cammini avveleni il suolo, non puoi vivere, o essere una di noi». I bulli non sono ragazzi difficili o di famiglie deviate. Anzi, figli del “fior fiore” del professionismo ferrarese. «Oggi accade questo - riflette il papà, anche lui professionista - E domani? Ci interrogheremo sulla nuova baby gang? Certo, quelli denunciati da altri sono atti criminali, questi non arrivano a tanto. Ma di fronte all’impotenza e le non risposte della scuola, abbiamo scelto, per Alice e adesso nella nuova scuola ci chiedono perché». Domanda ovvia: ma non c’era la scuola a mediare, a risolvere i problemi? «Gli altri genitori hanno detto che i ragazzi se la dovevano veder tra di loro. Così anche gli insegnanti che in merito alla chat, vero cyberbullismo, dicevano che non potevano entrare nel merito: e allora, ci chiediamo, la scuola interviene solo quando accade qualcosa di grave?». «Alla fine - proseguono mamma e papà - tutti si sono accorti della pericolosità della chat, coordinatrice di classe e genitori, e hanno ammesso (la mamma mostra i messaggi, ndr)»: “La situazione sta degenerando”, scrive una mamma; “Sì, è degenerata, il termine giusto” conferma un’altra. “Chiudiamo la chat”, un’altra ancora.

Tutto è scappato di mano. E Alice è scappata anche lei. Dalla scuola in cui la mamma aveva un ruolo come rappresentante dei genitori: tanto che per la scuola, la fuga di Alice «è uno smacco». Ma per la mamma, «sono solo parole vuote» quelle usate contro bullismo e cyber bullismo nella scuola che non ha fatto nulla o fatto finta di far qualcosa. Ribaltando i ruoli: «la vittima bullizzata, viene colpevolizzata». Ma non è il solo caso (leggete qui sotto, purtroppo). E gli altri genitori della classe ? «Sappiamo che hanno organizzato un incontro, per far riacquistare fiducia alla classe». Gli stessi ragazzini quasi costretti a scusarsi e poi scrivono: «Cambia classe, scuola, ti faccio mandare in Germania». Ad Alice è bastato spostarsi di poco, in centro città: «Adesso sta bene, la chiamiamo di nuovo Alice Sole per il suo sorriso che era spento ed è tornato: questo ci ripaga della scelta fatta. E pensare - ricorda la mamma - che per questa scuola ho lavorato tanto: sono delusa, il preside non mi ha nemmeno contattato e credo che la scuola debba fare un bagno di umiltà, ricominciando da qui». Da dove? «Deve trovar coraggio per affrontare questi problemi: i genitori che li segnalano non sono contro la scuola, ma i bambini bullizzati come Alice sono sì scomodi perchè sollevano interrogativi: ricordano a tutti il fallimento della scuola stessa».