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il virus delle zanzare

West Nile, una “via ferrarese” alla cura

Stefano Ciervo
West Nile, una “via ferrarese” alla cura

L’infettivologo Ghinelli: sei donatori immuni, bisogna lavorare sul loro sangue. In città gli esperti Iss, serve studio nazionale. Pressing sull’Istituto superiore di sanità

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FERRARA. Il numero uno degli infettivologi dell’Istituto superiore di sanità, Giovanni Rezza, compare tra i partecipanti alla sessione pomeridiana della due giorni di approfondimento sui virus che si svolge all’Imbarcadero, per parlare delle infezioni “emergenti”. Lui, o comunque il suo collaboratore che si occupa in specifico di West Nile, sono attesi al varco dagli infettivologi ferraresi più esposti sul fronte della malattia responsabile di otto morti in provincia, e che come noto non ha né vaccino né cura. Proprio per questo da Ferrara, il territorio più colpito in Italia, parte un’offensiva che mira a coinvolgere il vertice della sanità italiana su di uno studio finalizzato a combattere il virus con le immunoglobuline di contagiati che non hanno sviluppato la malattia. «L’anno prossimo il virus rischia di espandersi a tutta Italia, la questione è ormai nazionale» sottolinea Florio Ghinelli, infettivologo e responsabile scientifico dell’Avis.

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Il segreto del sangue

La chiave per aprire le porte ad una sperimentazione sta nelle immunoglobuline IgG, presenti nel sangue di chi ha contratto l’infezione e ne è rimasto immune. Da fine giugno il test Nat è stato fatto in tutta Emilia ai donatori Avis, e la presenza di queste immunoglobuline è stata riscontrata in una quarantina di persone, sei delle quali ferraresi. «Stanno tutti benissimo e nel giro di una novantina di giorni, quando torneranno a donare, il virus sarà scomparso dal loro sangue» ha ripetuto Ghinelli anche ieri sera, al Centro servizi Porta Mare, in un affollato incontro tenuto assieme a Marco Libanore (Sant’Anna). Il plasma ricco di IgG riuscì a negativizzare una donna immunodepressa che contrasse il virus, anni fa a Bologna, ma poi la produzione a larga scala non venne intrapresa per difficoltà a reperire la quantità minima di sangue: servono 5mila litri, pari ad almeno 8mila donatori. Un numero così elevato si può raggiungere solo coinvolgendo tutti i donatori in un programma nazionale di monitoraggio delle immunoglobuline, di qui il pressing ferrarese sull’Iss.

Che fare

Resta il tema di come contrastare il virus con mezzi “convenzionali”, visto che il cortisone come cura per le encefaliti causate dal West Nile il più delle volte sembra inefficace. «L’anno prossimo potrebbero esserci meno casi, perché molte persone sono già ora immunizzate senza saperlo - ragiona Ghinelli - In ogni caso sarebbe il caso di puntare sulla riduzione delle infestazioni di zanzare, attraverso i loro nemici naturali: pipistrelli (ne divorano 2mila a notte, ndr) e rane, queste ultime più rare lungo i nostri canali. I corvidi restano poi gli incubatori più prolifici del virus». —

Stefano Ciervo

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