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Morto il pittore “Fabbriano” da Ferrara alla Grande Mela

Andrea Musacci
Morto il pittore “Fabbriano” da Ferrara alla Grande Mela

Ivano Fabbri, 83 anni, era ammalato da tempo. Il ricordo di artisti e amici Il suo talento scoperto da Oscar Kokoshka, poi le mostre in Italia e all’estero

14 dicembre 2019
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In molti, anche fra gli ex amici e colleghi, hanno appreso della sua scomparsa solo nella tarda mattinata. Perché Ivano Fabbri, in arte Fabbriano, classe ’36, era noto, oltre che per la sua bontà, anche per il carattere estremamente riservato.

La notizia del suo decesso, a 83 anni, avvenuto l’altra notte, ha iniziato a diffondersi nelle prime ore di ieri. Fabbri, da alcuni mesi era ricoverato al “Betlem”, di Ferrara. per una malattia che lo accompagnava da tempo.

città vicina e lontana

Le sue ultime mostre le ha ospitate Ferrara, città che non sempre ha saputo dedicargli lo spazio che meritava: subito dopo due esposizioni a Copparo (Villa Bighi e Galleria A. Costa), nell’ottobre 2015 l’ultima personale, e tra febbraio e marzo 2016 una sua opera nella collettiva dedicata a S. Sebastiano, entrambe negli spazi della Banca Mediolanum di via Saraceno. «È a inizio anni ’60 che diventa “Fabbriano”…”: a raccontarlo è un suo amico di lungo corso, Giampietro Macalli, storico restauratore e corniciaio in via Ripagrande.

«Dal 1957, quando avevo 15 anni, ho iniziato a lavorare nella bottega con mio padre Carlo. Ivano l’ho conosciuto nei primissimi anni ’60, quando ancora lavorava come operaio alla Montedison», ricorda. Dopo poco decide di licenziarsi per lavorare a tempo pieno come pittore.

Da qui inizia a firmare col suo nome d’arte. A fine sessanta, il grande pittore Oscar Kokoschka nota i suoi quadri in una galleria di Monaco di Baviera e decide di segnalarlo, permettendogli così di esporre nel 1970 alla Galerie Eichinger in Maximilianstrasse. Esporrà anche in Spagna, in Austria, a Mosca, a New York (solo per citarne alcune), in importanti gallerie italiane, da Cortina a Matera, e, nel ’74, con una personale al Centro Attività Visive di Palazzo dei Diamanti. «Ha precorso i tempi - spiega il critico e curatore Lucio Scardino.- Volevo coinvolgerlo nel progetto espositivo collettivo su San Giorgio dei mesi scorsi, ma non sono mai riuscito a contattarlo, perché stava già molto male».

Un carattere schivo

«Una persona squisita, e un artista non sempre compreso nella sua patria, Ferrara», commenta Gianni Cerioli. Fabbriano era noto per il suo carattere schivo. «Ero – ci racconta ancora Macalli – uno dei pochi che poteva andare nel suo studio, una specie di scantinato in via Mentessi, vicino al Boldini. Lo ricorderò sempre come un uomo di una serietà e professionalità infinite». Fabbri lascia la moglie, Adriana Mastellari, scultrice. Sarà possibile dargli l’ultimo saluto domenica mattina e lunedì nella camera mortuaria di Cona. Alle 11 breve cerimonia in Certosa. «Conoscere Fabbriano – scriveva nel 2014 Elena Bertelli, curatrice della mostra copparese all’Alda Costa – ha fatto maturare in me la consapevolezza che certi segreti, in Arte come in Natura, per quanto possano essere indagati, vogliono restare impenetrabili».

Andrea Musacci