Abbracci, mare e cappuccino: la prima cosa bella dopo l'incubo Covid-19
Le vostre risposte e i pensieri di Benini, Bignardi, Brondi, Sgarbi, Simoni, Santon, Poltronieri, Marani e Muroni
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FERRARA. La prima cosa bella dopo l'incubo Covid-19. In tantissimi stanno contando i giorni, forse le ore, in vista della fine del lockdown. La gente scaplita, ha voglia di uscire, tornare alla normalità, abbracciarsi, fare un tuffo al mare o mangiare una pizza in libertà e senza timori. Abbiamo chiesto ad alcuni ferraresi noti quale sarà la prima cosa bella che faranno una volta passata l'emergenza coronavirus. Abbiamo esteso la domanda anche a tutti i nostri lettori e sono arrivate un centinaio di risposte. Le abbiamo raccolte e, come promesso, le condividiamo qui con tutti voi.
Annalena Benini: "Una passeggiata piena di tutto. Poi un pranzo sul Tevere"
La prima cosa che farò sarà una passeggiata con la mia famiglia, ma una passeggiata piena di tutto: voglio andare al bar e ordinare un cappuccino, voglio en-trare in un negozio e comprare dei vestiti ai miei fi-gli a cui in questo mese abbondante è diventato tutto piccolo, e le loro facce so-no diventate pallidissime, e voglio andare a pranzo fuori, con loro e con il cane e con gli amici, nella mia trattoria preferita, all’aperto, sul Tevere. Sarà una giornata meravigliosa, la più bella del 2020.
Diego Marani: "Partirò in auto senza meta. Voglio vedere paesaggi nuovi"
La prima cosa che farò sarà prendere la macchina e partire, senza avere un dove ma lontano, lontano da casa. Voglio viaggiare e non fermarmi mai una notte nel-lo stesso posto, non voglio mai sapere la mattina dove arriverò la sera, voglio vede-re paesaggi nuovi, città sconosciute, voglio tuffarmi nella folla ma anche restare in solitudine. E soprattutto non voglio più avere un cellulare in mano, che nessuno mi chiami, che nessuno mi mandi un sms. Parlerò solo a quattr’occhi, con gente in carne ed ossa.
Elisabetta Sgarbi: "Con mio fratello andrò a Stienta a portare un fiore ai miei genitori"
Questi sono giorni di gran-de tensione, in cui lavoro molto, ma anche molto male. Penso che mi prenderò un paio di giorni, e poi andrò con mio fratello al cimitero di Stienta a portare ai miei genitori un fiore. E quando tornerò a Milano, mi piacerebbe ritrovarla vi-va e normale. E mi auguro di ascoltare per caso, entrando in libreria, gli Extra-liscio con Mirco Mariani e Johnson Righeira che parla-no di musica, come hanno fatto sul Linus di aprile che arriverà nelle librerie per in-contrare i suoi lettori.
Vasco Brondi: "Colazione al bar con ricciola e cappuccino. Con gratitudine"
Più che un’azione la prima cosa bella sarà un atteggiamento di profonda e sincera gratitudine per tutto quello che abbiamo sempre dato per scontato o di cui a volte ci siamo anche lamentati. La prima cosa bella sarà una cosa che sembra-va semplice, abbracciarsi e fare colazione al bar in piazza con una ricciola e un cappuccino. Cose che potevano sembrare banali che credo che da ora in poi saremo in grado di apprezzare molto di più.
Daria Bignardi: "Un pranzo nel Delta del Po con anguilla e vino di bosco"
Credo che torneremo alla normalità per gradi, anse, ondate, non tutto insieme. E ci vorrà un bel po’. Qui a Milano è già trasgressivo pensare di poter andare prima o poi dal parrucchiere sotto casa. Ma quando sarà possibile, la prima vera festa per me sarà venire a trovare mia sorella Donatella e suo marito Stefano a Ferrara e andare insieme a pranzo da qualche parte sul Delta del Po a mangia-re l’anguilla ai ferri e bere il vino di bosco. Sarà bellissimo.
Vittorio Sgarbi: "Andrò a trovare mia sorella e la porterò a Palazzo Schifanoia"
La prima cosa che farò non appena sarà possibile, sarà andare a salutare mia sorella a Ro, dove è chiusa; e la porterò a Ferrara a vedere “L’oro degli Estensi” nel riaperto Palazzo Schifanoia; poi andrò a pregare per i miei genitori nella chiesa di Santa Maria in Vado. Andrò anche a salutare il sindaco Alan Fabbri invitandolo a bere vin santo a Santa Rita insieme a don Domenico Bedin, sulla strada di Ludovico Ario-sto in via Giuoco del Pallone.
Stefano Muroni: "Tornerò a casa poi andrò a Jolanda di Savoia dai miei nonni"
Dopo aver finalmente riabbracciato la mia fa-miglia e i miei cari, andrò al cimitero di Jolanda di Savoia, dove riposa-no i miei nonni e le mie nonne. Sono tutti là. Quando era in vita, ogni volta che passava più di un mese senza vederlo, mio nonno mi ammoni-va con affetto e diceva: «T’an pàsi brìsa à truvaràm?». È da due mesi che non torno in Emilia, nel-la mia Emilia. In un periodo così confuso, credo sia indispensabile riparti-re dalle proprie radici.
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Marcello Simoni: "Vedrò l’uscita del mio libro e poi un giro in spiaggia"
Assisterò all’uscita in libreria del mio ultimo romanzo medievale, “La selva degli impiccati” (ed. Einaudi), che è stata posticipata a causa del lockdown. Spero possa in qualche modo dare un segnale di rinascita, almeno per chi, come me, è interessato anche alla ripresa culturale-artistica del nostro Paese. E poi mi concederò – con moderazione perché so-no ipocondriaco – qualche passeggiata. Soprattutto al mare. Rimanderò invece l’appuntamento col barbie-re: mi sto riabituando a por-tare i capelli lunghi.
Davide Santon: "Ancora non so, desidero che tornino salute e libertà"
«Non so nemmeno io cosa farò, dipende se riprenderà il campionato oppure no. L’unica cosa che desidero è che finisca tutto al più presto e che tutte le persone di questo mondo trovino un po’ di serenità, salute e libertà». È il pensiero di Davide Santon, calciatore mesolano e difensore della Roma, che attualmente si trova in attesa. Anche lui aspetta di sapere cosa succederà e rivolge il suo pensiero a tutti augurandosi che l’incubo Covid finisca al più presto.
Adrea Poltronieri: "Potrò salutare mio padre e poi suonerò a domicilio"
Visto che ho anni di arretrato penso che resterò un po’ a casa, anche dopo la fase obbligatoria. Poi non appena sarà possibile prenderò la mia famiglia e andrò a sa-lutare mio padre Giuliano di 85 anni che vive da solo e non vedo da troppo tempo, poi sarà la volta di mia sorella. Per quanto riguarda il mio lavoro, invece, spero subito in tanti ingaggi per “Poltronieri a domicilio”, un format nuovo: va-do a suonare a casa della gente. Poca, niente assembramenti, con mascherina e distanza di sicurezza.