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Le preoccupazioni dei sindacati sul futuro della chimica ferrarese

Le preoccupazioni dei sindacati sul futuro della chimica ferrarese

Filctem Cgil, Femca Cisl  e Uiltec Uil rigettano la scelta di Eni di chiudere  il cracking di Porto Marghera nell’aprile del 2022

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Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil rigettano la scelta di Eni di chiudere il cracking di Porto Marghera nell’aprile del 2022, annunciando fin da subito «iniziative atte a contrastare questo disegno» e una mobilitazione ai tavoli istituzionali, locali e regionali, «per denunciare la pericolosità di certe scelte industriali per la tenuta occupazionale e sociale del nostro territorio». Per i sindacati la scelta di Eni è «incomprensibile nel momento in cui, tutti si stava aspettando invece, la grande fermata manutentiva dell’impianto veneziano per realizzare gli investimenti più volte annunciati sia per il suo consolidamento produttivo che per la riduzione degli impatti ambientali legati alle sue attività. Abbiamo già sperimentato e vissuto a Ferrara come le fermate programmate del cracker di Marghera mettano in difficoltà la continuità e qualità delle forniture ai nostri impianti. Ci chiediamo pertanto – aggiungono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – come l’approvvigionamento di materie prime al nostro sito possa essere garantita, anche in considerazione della scadenza dei contratti commerciali di approvvigionamento tra Eni e Lyondellbasell. Solo in termini di costi logistici aggiuntivi quali potranno essere le ricadute sulla tenuta industriale degli impianti di polimerizzazione e ricerca delle due società?». E lo sguardo preoccupato dei sindacati si rivolge soprattutto al futuro: «avrà ancora senso fare investimenti a Ferrara, non solo per mantenere le attività oggi presenti, ma soprattutto per favorire una fase di rilancio e riconversione del nostro stabilimento? Il paradosso ulteriore di questa vicenda è che il mercato mondiale delle materie plastiche è in continua crescita, soprattutto nelle filiere a maggiore valore aggiunto come il medicale. Noi cosa facciamo invece, mettiamo in pericolo tutta la catena produttiva a valle degli impianti di polimerizzazione e i trasformatori faranno sempre più fatica a reperire materie prime. Evidentemente la pandemia non ci ha insegnato niente sulla strategicità e sul bisogno di alcune produzioni” .

L’auspicio dei sindacati è che si intervenga a livello centrale: «in una vicenda come questa il Governo ed i Ministeri competenti devono dare un chiaro orientamento di prospettiva industriale». —

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