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Numeri mai visti prima L’appello: «Cautela a Pasqua»

Alessandra Mura
Numeri mai visti prima L’appello: «Cautela a Pasqua»

Il direttore sanitario Asl: molti focolai in famiglia, evitare pranzi con i parenti La zona rossa non ha abbattuto i contagi e gli ospedali sono al limite

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Due settimane di zona rossa non hanno prodotto gli effetti sperati; anzi, mai come in questi giorni i numeri della pandemia hanno toccato nel Ferrarese livelli mai visti prima, soprattutto per quel che riguarda la pressione sulle strutture ospedaliere. E la Pasqua ormai imminente rischia di fare da detonatore su una situazione già di per sé esplosiva.

È dunque un invito alla cautela e alla prudenza quello che il direttore sanitario dell’Asl di Ferrara Emanuele Ciotti rivolge ai cittadini. «Un accorato appello», sottolinea «perché il momento è davvero critico e delicato. Confido nella sensibilità e nel buon senso dei ferraresi affinché vengano seguite tutte le disposizioni sul contenimento dei contagi. Chiediamo ancora uno sforzo nel tenere comportamenti corretti, ed evitare pranzi e tavolate con i parenti a Pasqua, anche perché i dati indicano chiaramente che la maggior parte dei focolai ha origine in famiglia. Aspettiamo l’estate per tornare ad abbracciare i nostri cari».

Le restrizioni entrate in vigore in tutta l’Emilia Romagna dal 15 marzo non sono riuscite infatti a determinare quel calo di nuovi casi positivi che ci si poteva aspettare con il cambio di colore, un po’ per la maggiore velocità di trasmissione delle varianti del virus, un po’ perché basta osservare le strade e i parchi pubblici per trovare uno scenario non proprio da zona rossa. Più volte negli ultimi giorni si sono registrati picchi ben oltre i 200 contagi quotidiani, e l’onda delle ripercussioni sui ricoveri arriva generalmente dopo una settimana. Nei tre ospedali Covid di tutta la provincia (Cona a Ferrara, il Delta a Lagosanto e il Santissima Annunziata a Cento), ci sono 339 ricoverati, di cui ben 38 in Terapia Intensiva. Numeri che riportano l’orologio indietro di un anno, nel pieno del lockdown della primavera 2020. Con la differenza che nel frattempo è lievitato il numero di pazienti con sintomi che vengono seguiti e curati a casa attraverso le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. Dei 3.349 positivi che si trovano in isolamento domiciliare, ben 500 ricevono la terapia a casa grazie alle Usca, che svolgono un ruolo fondamentale per garantire l’assistenza ai pazienti senza dover ricorrere all’ospedalizzazione.

Se il dato medio sui contagi si è mantenuto più alto del previsto, gli effetti sull’incidenza non si sono fatti attendere con un salto a 352 casi ogni 100mila abitanti rispetto ai 324 di nemmeno una settimana fa (e un limite massimo di 250 oltre il quale scatta appunto l’entrata nella zona rossa). L’incidenza arriva addirittura a 700 in aree come i Comuni di Cento o Terre del Reno, confinanti con il Bolognese. Un territorio quest’ultimo che essendo entrato prima in zona rossa registra un lieve miglioramento, così come la provincia di Modena. Si potrebbe sperare in un effetto-trascinamento per il Centese ma il calo di positivi è comunque molto più contenuto del previsto. —

Alessandra Mura

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