Indagini da completare Lodi: attendo sue scuse
Rossella Arquà è indagata per alcune delle dieci lettere minatorie destinate negli ultimi due mesi al vicesindaco Nicola Lodi, le ultime della serie: quelle che contengono anche minacce a se stessa e pure un proiettile di arma militare. Le indagini coordinate dalla pm Isabella Cavallari e condotte dalla Digos mirano ora ad attribuire la paternità anche delle prime lettere, consegnate dalla stessa segretaria organizzativa della Lega agli inquirenti prima delle immagini delle telecamere nascoste che l’avrebbero incastrata.
Lei, la consigliera dimissionaria, ieri non ha parlato ma ha fatto sapere che presto racconterà la propria versione della vicenda. Ha solo precisato che il suo legale non era presente al momento della perquisizione domiciliare nella quale sono stati scoperti i ritagli di giornale presumibilmente utilizzati per confezionare le lettere. Il proiettile sarebbe stato trovato casualmente in campagna.
Lodi dice di aver concentrato i suoi sospetti su di Arquà «quando nelle ultime lettere è spuntato il suo nome e da qualche altro particolare, per cui ho suggerito di concentrare le indagii su di lei. Mi costituirò parte civile nel processo? Dipende dal suo comportamento. Mi aspetterei le sue scuse pubbliche, a me e al gruppo, una presa di coscienza di quanto ha fatto». Le motivazioni di questi atti? «Invidia, gelosia per il ruolo di altri consiglieri, ma io ho da curare un gruppo di tredici eletti. Non credo a motivazioni economiche» conclude il vicesindaco. —
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