Caldo, siccità, disastri Arpae: «Qui in Emilia il clima è già cambiato»
Il giugno con temperature a 38 gradi è l’ultimo esempio: «Prepariamoci a inverni senza neve e fenomeni estremi»
BOLOGNA. Il cambiamento è già iniziato. Non è uno slogan politico, ma la presa d'atto che i problemi legati all'innalzamento globale della temperatura e ai cambiamenti climatici sono già una realtà anche in Emilia-Romagna. A certificarlo sono i tecnici di Arpae, l'agenzia regionale per l'ambiente, ieri durante un convegno promosso in Regione dalla vicepresidente dell'Assemblea legislativa, la verde Silvia Zamboni, proprio sul 'climate change'. Giugno, che si è appena concluso, è stato ad esempio già "un mese molto caldo e anomalo", spiegano gli esperti di Arpae, con massime in media tra 18 e 32 gradi e punte giornaliere fino a 38 gradi. Guardando alle temperature medie, giugno 2021 è stato due gradi sopra rispetto al periodo 2001-2020 e addirittura più caldo di 3,5 gradi rispetto al trentennio 1971-2000. A giugno inoltre ha piovuto poco, soprattutto in Romagna, dove è caduta meno del 50% di pioggia rispetto al clima di riferimento. Allo stesso tempo, però, ci sono stati eventi estremi come accaduto a inizio mese nelle province di Bologna, Modena e Ferrara.
Più in generale in Emilia-Romagna si registra nell'ultimo decennio una tendenza alla diminuzione delle precipitazioni, ma con anomalie e fenomeni estremi molto intensi. La frequenza degli eventi estremi è in aumento soprattutto dal 2018 e le piogge estreme sono per lo più concentrate nel periodo autunnale (56%). Dal 1991 ad oggi, spiegano ancora i tecnici di Arpae, la temperatura in Emilia-Romagna è già salita di un grado. A fine secolo, in uno scenario definito intermedio che prevede interventi minimi di mitigazione delle emissioni e dei cambiamenti climatici, si stima a livello regionale un cambiamento di ben cinque gradi (con punte anche di otto gradi), con più onde di calore e notti tropicali e un calo delle precipitazioni in inverno, primavera ed estate (quando ci saranno fino a 25 giorni consecutivi senza pioggia) e un aumento di pioggia concentrata in autunno. Secondo gli studi degli esperti di Arpae, dunque, nei prossimi decenni l'Emilia-Romagna dovrà fare i conti prima di tutto con maggiore siccità da un lato e più piogge intense dall'altro, con impatti sull'agricoltura, sul dissesto idrogeologico e sul turismo. Nelle città ci saranno più ondate di calore, con inevitabili impatti sulla salute, e in Appennino meno neve, con conseguenze sul turismo e sulle risorse idriche. —