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Inchiesta su Lodi, il sindaco di Ferrara: "E adesso indagate anche me"

Inchiesta su Lodi, il sindaco di Ferrara: "E adesso indagate anche me"

Fabbri: tutto è sorto da un esposto presentato in procura dal Pd, noi abbiamo agito d'urgenza per sgomberare il campo nomadi

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FERRARA. "E adesso indagate anche me", afferma il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, all'indomani della notizia dell'iscrizione sul registro degli indagati del suo vice, Nicola Lodi, sotto accusa per abuso di ufficio e usurpazione per le modalità con cui vennero svolte, due anni fa, le operazioni per lo sgombero del campo nomadi di via Delle Bonifiche.

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“Esprimo piena solidarietà al vicesindaco di Ferrara e completa fiducia nella magistratura - scrive Fabbri - E aggiungo: indagate anche me. Indagatemi per aver chiuso un campo nomadi di Ferrara che era diventato una centrale operativa del crimine. Indagatemi per aver guidato e sostenuto l’azione della Giunta che, in pochi mesi, ha risolto un problema che, da anni, pesava sulle famiglie ferraresi e per aver ridato dignità a persone che vivevano in condizioni disumane".

Il Pd aveva presentato un esposto in procura chiedendo di fare chiarezza su alcuni aspetto dello sgombero. "Trovo assurdo e vergognoso questo modo di fare politica del Pd - attacca Fabbri - e mi dispiace che la magistratura, a causa di un esposto chiaramente politico, sia  costretta a utilizzare il proprio tempo prezioso per situazioni come queste”.

In realtà al centro dell'indagine - in cui la magistratura ha comunque ritenuto opportuno aprire un fascicolo, rilevando ipotesi di reato - non c'è la chiusura del campo nomadi, ma le modalità con cui è stata scelta la ditta incaricata dello sgombero, e il mancato rispetto della gerarchia e delle procedure del codice degli appalti.

 “Nel completare lo sgombero del campo di via delle Bonifiche abbiamo rispettato le esigenze di urgenza che erano evidenti e necessarie e nemmeno per un centesimo questo ha pesato sulle casse comunali - prosegue Fabbri - Eppure il vicesindaco si ritrova indagato, a causa di un esposto fatto nella speranza di infangare i nostri risultati. Tutto mentre per anni le amministrazioni a guida Pd che hanno governato Ferrara hanno lasciato agire indisturbata una base del crimine organizzato (in via delle Bonifiche nel 2018 vennero arrestate 10 persone con 37 capi di imputazione)  a spese dei cittadini che per quel campo pagavano utenze e servizi, hanno tenuto in condizioni assurde persone fragili come bambini e disabili alloggiandoli sotto un traliccio dell’alta tensione e hanno lasciato l’area in un totale degrado igienico che ha reso addirittura pericolosa la situazione in termini di salute”,

“Questa vicenda surreale rende ancora più chiaro chi ha a cuore il bene dei cittadini e chi, a corto di argomenti e a caccia di visibilità, preferisce colpirci in questo modo piuttosto che portare temi politici e sfidarci in modo democratico con il voto – continua -. Il progetto della chiusura del campo nomadi di Ferrara è stato presentato come esempio virtuoso alla Commissione per i diritti umani del Senato  dall’’Associazione “21 luglio”  che ha messo in evidenza le pratiche virtuose di otto città italiane, tra le quali Ferrara, che hanno superato i campi “integrando le persone e rispettandone la dignità” ed è stato citato positivamente anche sul periodico l’Avvenire. E questo perché si trattò di una operazione svolta nel totale rispetto dei diritti e delle fragilità di chi vi alloggiava e seguendo le linee guida nazionali e regionali per la chiusura e il superamento del concetto di ‘campi nomadi’ che tanti danni ha fatto e che si è dimostrato fallimentare in tutte le sue forme e in tutto il Paese”.

E conclude: “Rivendichiamo quindi come un grande risultato quello che abbiamo ottenuto con la fatica e con l’impegno di tanti, un risultato che ha permesso a Ferrara di liberarsi di un pericolo e di un peso economico garantendo alle famiglie che abitavano nel campo una vita migliore. Il Pd dovrebbe fare un bagno di umiltà e ringraziarci invece di tentare attacchi strumentali, che nulla hanno a che vedere con il confronto su idee e contenuti politici”.