Questura, Capocasa ai saluti: «Attenti la mafia può tornare»
Monito del questore sull’associazione a delinquere nigeriana «Vendevano droga ai ragazzini, ma la battaglia non è finita»
Marcello Pulidori
Un bilancio di 60 arresti, con altrettante catture eseguite. Venti locali chiusi. Non si contano le denunce a piede libero. È il lascito di Cesare Capocasa, questore di Ferrara che a giorni lascerà Palazzo Camerini per ricoprire lo stesso incarico ad Ancona. Marchigiano di 60 anni, Capocasa aveva assunto il comando della questura di Corso Ercole I d’Este nel febbraio 2020 concentrandosi fin dai suoi primi passi ferraresi sul “caso Gad”. «Ci andai la sera stessa in cui arrivai a Ferrara – ha ricordato il questore ieri mattina nel corso di un seminario che si è svolto in sala consiliare e che ha rappresentato anche il bilancio, appunto, di un anno e mezzo ai vertici della questura estense – e mi resi subito conto che la mafia nigeriana aveva occupato militarmente quel quartiere». Capocasa non dimentica i rapporti istituzionali che hanno consentito di raggiungere importanti traguardi contro la criminalità organizzata: «Senza questa autorità giudiziaria e senza il bel rapporto che siamo riusciti a costruire con sindaco e vicesindaco – ha aggiunto – certi risultati non li avremmo mai raggiunti». Lavorando con personale di Polizia sotto copertura, con arresti ritardati per consentire una più ampia realizzazione dell’indagine, Capocasa ha rivendicato la «bonifica di quella parte di quartiere Gad che significa Grattacielo e suoi giardini, Castellina, Porta Catena. Qui si vendeva droga ai ragazzini, ogni tipo di droga. Ma attenti a non abbassare la guardia – è il monito più forte arrivato da Capocasa – perché se l’azione di contrasto alla criminalità organizzata dovesse venire meno, il Gad tornerà come prima». Anche i residenti del Gad sono stati nei pensieri del questore: «Bene ha fatto il Comune a premiarli, sono stati degli eroi a vivere in un contesto come quello. Sono state le nostre sentinelle». Non è mancato un pensiero a quelli che Capocasa ha definito «i miei uomini, gli stessi che alle volte in 5 dovevano fronteggiare uno di questi criminali; criminali che puntavano all’annientamento fisico dell’avversario, cioè noi. Vale a dire, la violenza eletta a metodo per comandare i traffici di un quartiere». Traffici i cui proventi «hanno spesso raggiunto la Nigeria – ha concluso Capocasa – la casa madre di questi criminali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA