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L’omicidio di Atika, il compagno era capace d’intendere: lunedì prossimo la sentenza del processo

S.C.
 L’omicidio di Atika, il compagno era capace d’intendere: lunedì prossimo la sentenza del processo

La donna venne uccisa e bruciata nel settembre 2019: oggi dopo la perizia sull'uomo che ha stabilito che non si può legare il delitto alla sua psicosi, il 20 dicembre è fissata  udienza conclusiva alla Corte d’assise di Bologna. 

15 dicembre 2021
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FERRARA - L’omicidio di Atika Gharib da parte dell’ex compagno M’hamed Chameck non è spiegabile con le patologie psichiatriche di quest’ultimo. In particolare, non è possibile legare con certezza il delitto alle sue manifestazioni di psicosi. È questa la conclusione alla quale sono pervenuti i periti della Corte d’Assise di Bologna nei confronti del 42enne marocchino, sotto processo appunto per aver ucciso la 32enne che abitava a Ferrara, in un casolare abbandonato di Castello d’Argile, nel Bolognese.

«Questo significa in sostanza che l’uomo è pienamente imputabile, quindi si andrà a conclusione del procedimento con un verdetto» spiega Marina Prosperi, il legale della famiglia di Atika, cioè genitori, fratelli e figlie. Il processo era appunto in attesa dell’esito della perizia, che all’udienza del 20 dicembre sarà discussa con le parti, prima degli interventi conclusivi di accusa, difesa e parti civili.

I periti incaricati dalla corte, Renato Ariatti e Marco Samory, hanno avuto diversi colloqui in carcere con l’imputato, e hanno analizzato la documentazione sanitaria proveniente da altri paesi nei quali Chameck è stato, in particolare francese. Nei corso dei colloqui l’uomo ha riferito di “voci” che lo tormentavano, ma nella parte iniziale della perizia vengono trascritte le telefonate con i parenti di Atika, successive all’uccisione della donna, nella quali il 42enne parla soprattutto di gelosia e di onore.

Quanto al ruolo di alcol e droga, i periti sottolineano che al momento dei fatti l’uomo non versava in condizioni d’intossicazione cronica da alcol o altre sostanze, ed è questo che conta dal punto di vista processuale sulla sua capacità d’intendere e volere.

Le conclusioni sono appunto che non è possibile ancorare, con criterio di alta incidenza probatoria, il delitto a manifestazioni sintomatiche di psicosi. Tutto quindi si orienta per una capacità di Chameck di partecipare al processo, essendo consapevole, almeno in alcuni frangenti, della propria posizione giudiziaria. E alcuni suoi comportamenti, aggiungono, sono compatibili con possibili simulazioni.

Atika venne uccisa il 2 settembre 2019, dopo essere stata attirata con la scusa di restituirle i documenti sottratti a suo tempo, nel casolare di Castello d’Argile, un mese dopo la cacciata di Chameck dalla casa di via Oroboni a seguito anche di denunce per violenze domestiche. Il cadavere delle donna venne poi bruciato.

S.C.

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