I funerali di Houssine, ragazzo dal cuore d’oro che ha unito tre comunità
La cerimonia funebre per l’ultimo saluto al 23enne scomparso in un incidente stradale. Piazza Repubblica gremita. Il sindaco Bernardi: «Un ragazzo che ha fatto tanto»
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Nei suoi 23 anni di vita Houssine Houanti, detto Sin, ha fatto tanto per Portomaggiore. Molto più di quanto lui stesso, la sua famiglia e i suoi amici potessero immaginare. E ieri, durante la cerimonia funebre in piazza Repubblica, l’opera di Sin è stata chiara a tutti: tre comunità, marocchina, italiana e pakistana, si sono trovate unite nello stesso dolore e nelle stesse lacrime. Tutti insieme in un dono grande, baciato da un inaspettato sole caldo in un cielo limpido di inizio gennaio.
il dono
Non è facile da spiegare. Quando un ragazzo muore, quando la sua vita si ferma a 23 anni in un tremendo incidente dopo un turno di lavoro di notte, niente dovrebbe avere più senso. Eppure ieri in quel grande campo, si respirava un’aria diversa, con centinaia di persone legate da una profonda intimità. Alle fine, il significato della morte è lo stesso per tutti: un momento di passaggio verso la vita vera, quella che non avrà mai fine, quella dello spirito.
Alle 13 è iniziata la preghiera nel grande campo di piazza della Repubblica, con tutti i presenti girati verso la Mecca e posizionati su almeno tre file: gli altri uomini in lutto, i bambini e poi le donne. Tutti insieme, musulmani e cristiani. «Nel nome di Allah, compassionevole e misericordioso, la famiglia Houanti ringrazia tutti i presenti per l’affetto espresso in questo triste momento – ha detto il rappresentante della comunità marocchina di Portomaggiore Bakhta Abderrahmane –. Lo sconforto, il senso di vuoto lasciato dalla scomparsa del nostro caro, hanno trovato conforto nella vostra vicinanza e nella vostra presenza. Un sentito grazie per aver partecipato al nostro lutto ed aver dedicato un pensiero alla memoria dell’amato Sin. La sua scomparsa ci ha gettato nel dolore più profondo».
«Colgo l’occasione a nome della famiglia e della comunità musulmana di Portomaggiore per ringraziare il sindaco Dario Bernardi per averci sostenuto in questo momento così delicato. Grazie anche all’Unione Valli e delizie per aver dedicato un’area del cimitero ad Argenta ai nostri defunti musulmani. Le parole non bastano a descrivere la nostra gratitudine».
La compostezza, il silenzio, lo sguardo fisso verso la bara chiara. «Houssine era un giovane buono, creativo, disponibile – ha preso la parola una delle docenti del ragazzo –. Da noi si dice che chi muore va in Paradiso ad esercitare il suo talento più grande: quello che con tanta passione praticava anche qui sulla terra. Ecco oggi noi vogliamo immaginare Sin in Paradiso, a fare i suoi tagli tattici e creativi di capelli agli angeli e a tutti le anime presenti e a giocare a calcio con loro. Vogliamo inoltre in questo momento testimoniare il nostro affetto alla famiglia di Sin e a suo fratello Elarbi, nostro studente sempre pronto ad aiutare gli altri».
la parole
Presente alla cerimonia anche il primo cittadino con i componenti della giunta e i dirigenti della Portuense. «Quando succedono queste cose non esistono le parole giuste da dire – ha specificato Bernardi –. Sono disgrazie, tragedie che colpiscono una comunità intera nel profondo. Un ragazzo che io non ho avuto modo di conoscere, ma da subito ho capito, dalle testimonianze di affetto, di vicinanza e di dolore arrivate da tutta la comunità che è un ragazzo che ha lasciato il segno, una persona che per Portomaggiore ha fatto e lasciato tanto».
È dura in questi momenti stare lontani, non poter dare abbracci forti e strette di mano. Bisogna comunicare con gli occhi e ieri nessuno è riuscito a trattenere le lacrime. Preghiere, canti e liturgie hanno avvolto la mamma, il papà e il fratello di Sin, che dopo giorni di attesa hanno potuto dare sepoltura al ragazzo, morto in uno scontro in auto sulla statale Adriatica il 23 dicembre. Gli amici della famiglia Houanti sono arrivati da ogni parte della regione e anche da quelle vicine. La mamma ha tenuto tutto il tempo lo sguardo fisso su quella bara, su quei fiori e la gambe hanno ceduto quando è stato il momento di andare. Il carro funebre s’è diretto verso il cimitero di Argenta, seguito da un lungo corteo. «Non passeremo per l’Adriatica, Sin non farà lì il suo ultimo viaggio».
Nel suo piccolo Sin ha fatto tanto: ha rotto barriere, ha regalato sorrisi ed ha insegnato ad ognuno di noi che alla fine tutte le porte si spalancano sempre per le persone dall’animo buono.
Annarita Bova
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