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Ferrara, con la pandemia perse 135 imprese

Ferrara, con la pandemia perse 135 imprese

L’Osservatorio della Camera di Commercio: soffrono soprattutto agricoltura e negozi, tengono alloggi e ristorazione

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FERRARA. A distanza di due anni dall’irrompere dell’emergenza sanitaria, i numeri del Registro delle imprese della Camera di commercio di Ferrara segnalano un primo, parziale assestamento della natalità e mortalità imprenditoriale, senza tuttavia recuperare ancora i livelli pre-pandemia. Alle 561 iscrizioni di nuove attività economiche rilevate tra gennaio e marzo hanno risposto 696 cessazioni, stabili dopo la forte contrazione legata all’attesa dei ristori governativi per la forzata riduzione delle attività.

Il saldo risultante dai due flussi (-135 unità) fotografa un sostanziale “stallo” nella dinamica complessiva del tessuto imprenditoriale ferrarese che va qualificato come un risultato “tecnico” soprattutto per il livello di cancellazioni, ancora lontano da un’evoluzione fisiologica. A questo si aggiunge la debole dinamica delle iscrizioni che, pur in ripresa rispetto al minimo del primo trimestre del 2020, comincia a registrare il clima d’incertezza conseguente agli squilibri geo-politici innescati dal conflitto Russo-Ucraino. Questo in sintesi lo scenario che emerge dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Largo Castello sui dati Movimprese elaborati da Unioncamere e InfoCamere.

I dati del primo trimestre, dunque, restituiscono il profilo di un sistema imprenditoriale ferrarese che allarga il proprio perimetro soprattutto grazie alla filiera dell’edilizia e dei servizi a essa collegati (servizi immobiliari e attività professionali, tecniche e scientifiche) e dei servizi alle imprese. In dettaglio, tra i settori, gli unici che crescono la propria base imprenditoriale rispetto al 31 dicembre 2021 sono le costruzioni, i servizi di informazione e comunicazione, le attività finanziarie e assicurative e le attività professionali. In termini assoluti i saldi negativi più pesanti si registrano ancora una volta in agricoltura (-89 unità, si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni, che solo saltuariamente rallenta) e nel commercio (-53), settore che frena leggermente la contrazione già evidenziata lo scorso anno (-73), cui si deve più di un terzo dell’intero saldo negativo. Contrazioni più contenute si registrano poi, nelle attività di alloggio e ristorazione (-12), nel gruppo noleggio, agenzie di viaggio, servizi alle imprese (-7) e nei servizi di trasporto (-5). Sul fronte opposto, gli altri grandi settori tradizionali mostrano dinamiche negative, con andamenti diversificati rispetto all’ultimo quinquennio. Il saldo negativo del commercio riflette la chiusura definitiva di attività colpite dalla pandemia che, probabilmente, avevano atteso la fine del 2021 per ottenere i ristori governativi; quelli di agricoltura e turismo confermano praticamente i dati dello scorso anno.

«Materie prime, energia, capitale sociale e taglio del cuneo contributivo sono le priorità su cui occorre tenere aperto un dialogo permanente, oltre alla necessità di mettere subito in campo iniziative strutturali e congiunturali per sostenere il reddito degli italiani e le imprese, il vero asset di sicurezza e competitività del Paese». Così Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio, che ha aggiunto: «Una indagine del Centro studi Tagliacarne rivela che una riduzione di un terzo del tempo dedicato dalle risorse umane interne alle imprese agli adempimenti burocratici, reimpiegato nelle attività produttive, comporterebbe un aumento della produttività aziendale tra il +0,5% e il +1,1%. Per questo – ha concluso Govoni - stiamo lavorando attivamente per definire proposte concrete che possano contribuire in tempi rapidi al processo di semplificazione di cui abbiamo davvero bisogno».

Sotto il profilo organizzativo si conferma la forza della formula della società di capitali per quanti decidono oggi di lanciarsi in un’iniziativa imprenditoriale. Tra gennaio e marzo sono nate 121 società di capitali a fronte di 88 che hanno chiuso i battenti, per un saldo nel periodo pari a 33 società in più.

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