Stadio, la Spal contro la Tassi Group: richiesta danni per i lavori alle Curve
Il costruttore: «scandaloso, dovevamo essere sponsor». La società: «lui e altri già diffidati a pagare per l’ultimo sequestro»
Erano insieme dal 2017, Spal e l’azienda di costruzioni Tassi Group: si erano tanti amati e insieme - sul campo e sulle maglie come main sponsor - firmarono le pagine più belle della storia dei biancazzurri con il ritorno in serie A. Poi, l’inizio della fine della love-story, col pasticcio dei lavori di adeguamento dello stadio Paolo Mazza per poter disputare il campionato maggiore; le tensioni dovute al sequestro dello stadio a luglio 2019 e la conseguente inchiesta della procura che si è trascinata per tre anni e che ieri ha visto la prima udienza del processo, in cui si è deciso di eseguire una superperizia, sopra le parti, dopo 3 anni di battaglie legali, polemiche, corsi e ricorsi giudiziari (vedi articolo qui sotto).
E così, in tribunale, ieri mattina, la rottura ufficiale: il “c’eravamo tanto amati” è stato suggellato dalla decisione, formalizzata dalla Spal al giudice Andrea Migliorelli, di costituirsi parte civile al processo per i lavori allo stadio Paolo Mazza, per i reati di truffa e falsi contestati a nove imputati – costruttori e tecnici – e che vede Spal e Comune parti danneggiate da tutto questo. La Spal, però, ha deciso, a sorpresa – commentano tutti gli addetti ai lavori – di costituirsi parte civile (ossia, come vittima del reato e quindi dei danni) solo e soltanto contro Tassi Group, il costruttore Giuseppe Tassi, al quale la società chiederà i danni: per quei lavori ritenuti dalla procura sbagliati e poi corretti l’autunno scorso dopo l’ultimo sequestro di agosto; lavori pagati 630mila euro da patron Joe Tacopina per la messa in sicurezza di Curva Est e Gradinata Nord e che sono al centro del processo in corso.
Decisione della Spal che ha acceso il costruttore Giuseppe Tassi che roboante dice: «Trovo la cosa vergognosa, sono sbalordito e amareggiato per questa situazione che va oltre ogni possibile previsione». Sui tempi della giustizia: «immaginavo che dopo tre anni fossimo vicini alla chiusura, invece rimarremo un altro anno sulla graticola, io volevo subito andare a giudizio e spiegare le nostre ragioni. Per noi che facciamo impresa, con 400 lavoratori a carico, è un problema serio». Poi commenta il fatto che il Comune di Ferrara, proprietario dello stadio, non si è nemmeno presentato in tribunale, pur potendo farlo: «Che il Comune non sia parte civile non lo trovo uno scandalo perché è in linea con il pensiero che ha sempre avuto»: perchè Comune e anche Spal nell’estate 2019, con legali e periti, hanno sempre sostenuto non vi fossero irregolarità nei lavori e difendevano, di fatto, Tassi e costruttori. «Quello che è più scandaloso - tuona Tassi- , mi si permetta di dire, è che con la Spal sono 6 mesi che abbiamo contatti coi dirigenti per essere main sponsor». Poi analizza che la Spal si è costituita solo contro di lui, nonostante – dice – i lavori di messa in sicurezza dello stadio per l’80% sono stati eseguiti per carenze strutturali, non dovrebbe pagarli lui ma solo per il restante 20%, lavori di correzione di errori di montaggio: «È assurdo - chiude - siano solo contro di me, la Spal non avrà nemmeno un euro, con me hanno chiuso».
Replica del legale Spal, Gianluca Cambareri che ricorda che in realtà «al signor Tassi più che invitarlo ad una sponsorizzazione lo avevamo diffidato a risarcire i danni conseguenti il sequestro di agosto». «Diciamo – riprende il legale – che la storia è diversa, non ci interessa raccontarla ai giornali». «Poi - continua - , che ci fossero contatti per la sponsorizzazione è vero, ma prima si sarebbe dovuta definire la questione processuale, poi si sarebbe pensato allo sponsor». Infine il legale ricorda che se nel penale la Spal si muove contro Tassi (questioni tecniche) in realtà già in ottobre, la Spal di Tacopina ha chiesto i danni con diffida a tutti, tecnici e costruttori, per i lavori da 630mila euro. Il resto si vedrà.
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