L'Emilia si salva dal calo demografico, Ferrara no
Entro il 2030 la popolazione regionale crescerà di 7mila abitanti ma la provincia estense perderà il 5,3%. Invecchiamento generalizzato
FERRARA. Sempre più anziana e sempre meno potenzialmente attiva. E' questo il ritratto della popolazione
emiliano-romagnola nel futuro prossimo al 2030 e nello scenario a lungo termine al 2070. Il dato rassicurante è che fino al 2030 la Regione Emilia-Romagna è l'unica in Italia, insieme al Trentino Alto Adige, nella quale si attende una variazione positiva della popolazione, +0,2%, in termini assoluti significa 7.624 persone in più. Ma questa tendenza non riguarda il Ferrarese che continua a perdere abitanti a ritmi record.
Gli incrementi demografici maggiori riguarderanno Parma (+2%) e Bologna (+1,9%), seguite da Rimini (+1,2%) e Modena (+0,9%); il calo più significativo a Ferrara (-5,3%). "Dietro le 7.624 unità in più a livello regionale si celano delle preoccupazioni - spiega Gianluigi Bovini, statistico e demografo, che ha analizzato i dati delle previsioni demografiche elaborate dall'Istat nel dicembre 2021, per un lungo arco temporale 2020-2070 - Nei prossimi otto anni - sottolinea - l'equilibrio fra le generazioni già molto compromesso a livello regionale sembrerebbe peggiorare ulteriormente". Infatti, diminuiranno del 15,4% i più giovani nella fascia 0-14, mentre aumenteranno del 14,3% gli anziani tra i 65 e i 79 anni e del 9,8% gli over 80, con un crollo anche nella popolazione più attiva (-7,6% 40-44 anni, -2,1% 45-64 anni). Il processo di "degiovanimento" sarebbe in parte solo compensato dall'incremento previsto nella fascia 15-29 anni (+8,2%). E ovviamente queste tendenze sono più esasperate proprio in provincia di Ferrara.
Il forte mutamento degli equilibri fra le generazioni è confermato dall'indice di vecchiaia, che permette di conoscere quanti anziani (over 64) ci sono ogni 100 giovani (fino a 14 anni): l'indice salirà da 188 nel 2020 a 214 nel 2025 fino a 250 nel 2030. Conferma che arriva anche dall'indice di dipendenza che esprime il rapporto tra la popolazione inattiva (giovani fino a 14 anni e anziani) e popolazione potenzialmente attiva (15-64 anni): nel 2020 si registrano 59 persone inattive ogni 100 attive, nel 2030 si ipotizza siano 62 su 100. Ma lo squilibrio si aggrava se si guarda oltre il 2030, fino al 2070. Nel trentennio 2040-2070 è previsto in Emilia-Romagna un calo della popolazione di 390 mila unità, -8,3%, con un ulteriore invecchiamento: si ipotizza che gli over 64
raggiungano un'incidenza pari a un terzo della popolazione. Al 2060 l'indice di vecchiaia toccherà il picco di 300 over 64 ogni 100 giovani under 14. E per quanto riguarda l'indice di dipendenza, il picco sarà raggiunto nel 2050 con 83 inattivi ogni 100 attivi.
A spingere l'invecchiamento, ovviamente c'è l'aumento della speranza di vita che per gli uomini in Emilia-Romagna passerà da 79,8 anni nel 2020 a 86,7 nel 2070, per le donne da 84,3 nel 2020 a 89,3 nel 2070. C'è una piccola speranza per la fecondità: il numero medio di figli per donna nel 2020 era 1,26, nel 2025 è previsto in crescita all'1,29, fino all'1,32 al 2030, "anche se sappiamo- sottolinea Bovini - che per il riequilibrio della popolazione il dato necessario sarebbe di 2,1 figli per donna".