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Archivio di Stato, cercare soluzioni per non svilire la conoscenza in città

Ranieri Varese
Archivio di Stato, cercare soluzioni per non svilire la conoscenza in città

26 giugno 2022
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Bene ha fatto "La Nuova Ferrara" a dare spazio al problema della parziale inagibilità dell'Archivio di Stato, a dare risonanza alle flebili voci che già da tempo segnalavano una situazione difficile e con ricadute pesanti per la conoscenza della città e la sua proiezione verso l'esterno.Va in primo luogo ricordata e plaudita l'azione di contenimento, svolta dalla direzione e da tutto il personale, grazie alla quale segmenti di materiale sono comunque raggiungibili; importante e necessario è il collegamento, cercato, con l'associazionismo e le istituzioni cittadine che possono e debbono essere di supporto per arrivare alla piena riapertura e possibilità di consultazione.Un segno dell'importanza della questione è la presa di posizione di un deputato ferrarese che ha subito cavalcato la cosa e dichiarato un suo taumaturgico intervento. In realtà, a parte la pur significativa adesione, i tempi saranno lunghi sia per il recupero del contenitore che per la risistemazione del materiale documentario. Chiedere soluzioni Alle istituzioni locali e al ministero bisogna richiedere, in accordo con la direzione, l'approntamento di soluzioni temporanee che, progressivamente, consentano prime agibilità in vista di una soluzione complessiva per la quale, realisticamente, bisognerà aspettare anni.

La direzione ha intanto proposto la scelta concreta dello spostamento nella Casa del Pellegrino: è importante che le istituzioni locali e le associazioni facciano sentire il peso consapevole del loro appoggio e del loro impegno.Mi pare importante non limitare il discorso al deplorabile caso dell'Archivio di Stato ma allargarlo al riconoscimento di linee di politica culturale che aiutano a comprendere quanto è accaduto e continua ad accadere.Gli errori della politica Le passate amministrazioni hanno fatto la, poco avveduta, scelta, del "turismo mordi e fuggi"; della crescita immediata dei numeri; dell'abbandono della richiesta di ricerca e di conoscenza. Lo strumento privilegiato sono state le esposizioni. La attuale amministrazione ha enfatizzato tale opzione escludendo ogni competenza e affidandosi a operatori privati e attivi sul mercato.Faccio qualche esempio.

Sono stati chiusi il Museo della Illustrazione e il Musarc, altri sono scomparsi e restiamo in attesa, come il Museo del Risorgimento e della Resistenza. La palazzina di Marfisa d'Este è stata annullata cancellando un unicum museale opera del dimenticato concittadino Nino Barbantini. Dopo il convegno del novembre 2011, organizzato dall'associazionismo, non vi è stata nessuna verifica o confronto sul tema. Sul "sistema bibliotecario" e le sue precarietà molto è stato già detto.Il gruppo degli addetti ai musei è stato azzerato: ora sono rimasti solo funzionari amministrativi. Il bizzarro bando per integrare almeno un incaricato pare fatto per cercare un animatore di villaggio vacanze piuttosto che un competente di cose ferraresi. I musei civici sono privi di cataloghi. Non esiste nessuna iniziativa operativa per la conoscenza della città.Molto altro si potrebbe aggiungere ad illustrare un percorso politico il quale, sia nella vecchia che nella nuova amministrazione, ha rifiutato le competenze e ha preferito i luoghi comuni e il rifiuto della conoscenza. Il problema dell'Archivio di Stato nasce dalla città; dalla sua classe politica. Mi chiedo come si possono promuovere opere e situazioni che non si conoscono. I numeri calano sempre più; quando si avrà il coraggio di proporre altre scelte?l