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Chimica, a far le spese della transizione è la storia

Giuseppe Ferrara
 - Il petrolchimico da' segnali di ripresa, qui un impianto Basell
- Il petrolchimico da' segnali di ripresa, qui un impianto Basell

26 giugno 2022
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Oggi quando si parla della chiusura dell'impianto di trasformazione della virgin nafta di Porto Marghera non si tiene conto di una cosa: che anche la plastica è una storia italiana che ha consentito di esplorare nuovi materiali, nuove applicazioni, nuovi processi produttivi e di trasformazione. Il Moplen e il Dutral, materiale termoplastico il primo, elastomerico il secondo, sono intrecciati alla ricerca di Giulio Natta e a questa città. Il quadrilatero padano stesso, con il suo sviluppo negli anni, può essere considerato un figlio della ricerca chimica italiana che ha avuto in Natta e nella sua scuola il riconosciuto riferimento scientifico. Non è un caso quel premio Nobel del 1963.La plastica è nata come soluzione ad una serie di problemi di smaltimento degli scarti di raffinazione, ma anche come risposta alla richiesta di materiali più economici, leggeri. È utile ricordare che 1 Kg di plastica costa meno di 1Kg di qualunque altro materiale in termini della cosiddetta impronta carbonica che tiene conto dell'energia necessaria e delle emissioni di CO2 coinvolte nella produzione.

Per non parlare della sua estrema versatilità e adattabilità a qualunque processo di trasformazione: tutti ce ne rendiamo conto vedendo flaconi, siringhe , mascherine, cateteri ma anche tubi, giocattoli, PC, telefonini, paraurti, etc.... Di fatto oggi diremo che la plastica è il materiale ideale per la transizione perché , parafrasando Calvino, è leggera, rapida, esatta, visibile, molteplice e coerente. Ma c'è un però: la plastica è diventata un'emergenza ambientale. Nella vulgata contemporanea: la plastica inquina. Essendo un materiale inerte, se lasciata all'aria, impiega anni, decine se non centinaia d'anni, per degradarsi. Resta lì, visibile davanti ai nostri occhi dove l'abbiamo scaricata. Non scappa. Dunque diventa parte "naturale" del nostro ambiente "naturale". E non solo è un materiale naturale ma è anche rinnovabile perché se provo a sottrarne un po', ad esempio dalle grandi discariche subsahariane, dopo poco la ritrovo ancora lì presente e forse in quantità maggiori.

Più rinnovabile di così?Si dà il caso che proprio qui a Ferrara, grazie al lavoro di ricerca è stato possibile mettere a punto catalizzatori e processi che in teoria sarebbero in grado di...prelevare quelle circa 500 tonnellate quotidiane di plastica e ricondurle alla loro origine... fossile, cioè a quella virgin nafta che si ottiene dalla raffinazione del petrolio e che opportunamente frazionata può generare le materie prime per fare...plastica. Come si fa? Attraverso la cosiddetta pirolisi o combustione in assenza di ossigeno, con l'aiuto di opportuni catalizzatori e grazie a tecnologie sviluppate ad hoc nel Centro Ricerche G. Natta, e dove se no?Il particolare è che per chiudere il circolo virtuoso della ricerca servirebbe un impianto per il cracking , il frazionamento, della virgin nafta generata dal processo di pirolisi. Già proprio un impianto come quello che ENI ha chiuso il 9 maggio scorso a Porto Marghera. A volte a farne le spese nelle transizioni è proprio la... storia.