Ferrara “Noi e la guerra vicina”. A Pontelagoscuro, nell’ambito di “Ponte in festa”, la manifestazione paesana che si è conclusa ieri, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Perego e padre Vasyl Verbitzskyy, il sacerdote cattolico di rito greco bizantino responsabile della numerosa comunità ucraina di Ferrara, hanno parlato l’altra sera dei danni della guerra, delle speranze di pace, del problema dei rifugiati e dell’accoglienza, con Ferrara che ha saputo dare in questi primi mesi di conflitto una risposta importate. L’integrazione Intanto, come ha detto l’arcivescovo, c’è da sottolineare come è bene avviata l’integrazione dei profughi che sono scappati dalla guerra e sono giunti a Ferrara, in gran parte ospiti da loro connazionali già presenti da anni nel territorio ferrarese. «La comunità ucraina - ha detto il vescovo Perego - è passata da tremila a cinquemila persone a Ferrara, la gente ha risposto bene a questa emergenza». Monsignor Perego ha posto l’accento sull’importanza del valore dell’accoglienza, che può superare tanta diffidenza che c’è verso lo straniero. I rifugiati Alla domanda perché con gli ucraini c’è stata tanta apertura mentre per gli stranieri che vengono dall’Africa e dall’Asia ci sono più timori, il vescovo di Ferrara - che è anche presidente della Fondazione Migrantes - ha spiegato che alla base dell’integrazione c’è la conoscenza delle persone, bisogna essere più aperti al dialogo. Molti italiani sono convinti che l’Italia sia nel podio dei Paesi che ospita più stranieri, in realtà occupa solo il 35º posto a livello mondiale. Senza dimenticare che molti italiani, soprattutto i giovani lasciano il nostro Paese per andare all’estero. La comunità ucraina Padre Vasyl ha parlato della sua comunità ucraina. Uomini e soprattutto in maggioranza donne che qui a Ferrara stanno vivendo il dramma della guerra nella loro patria con l’ansia e il timore per familiari, parenti e amici che stanno combattendo o sono rimasti nella zona a rischio in Ucraina. «Quando arrivano notizia brutte dalla nostre città e dal fronte - dice il religioso - molti connazionali mi chiamano per avere conforto, convoco la gente in Chiesa per stare più uniti, insieme preghiamo e cerchiamo di sostenerci. Devo ringraziare i ferraresi per il grande contributo dato in questi mesi. Abbiamo già portato in Ucraina dieci tir di materiale di prima necessità e ricordo che la nostra chiesa in via Cosmè Tura riceve ancora aiuti. È importante anche il lavoro di integrazione che si sta fa facendo in accordo con le varie associazioni, enti e il volontariato. Prosegue molto bene anche il discorso della scuola e una insegnante garantirà le lezioni di italiano agli ucraini anche nel mese di luglio. Viviamo momenti drammatici e speriamo che finiscano presto». Le guerre dimenticate «L’auspicio è che si arrivi in fretta alla pace», ha ribadito più volte l’arcivescovo Perego, facendo proprio il messaggio di Papa Francesco per la pace e sul pericoloso uso delle armi, richiamando anche quanto disse Papa Benedetto XV durante la Prima Guerra Mondiale, con la Chiesa che non prende posizioni sui belligeranti ma invoca e chiede la pace. Il vescovo ha fatto anche un richiamo alle tante guerre dimenticate in questa fase, citando ad esempio la Siria, «dove muoiono ancora migliaia di persone» e sulla necessità di aiutare coloro che scappano da questi conflitti, rifugiati che vanno accolti e sostenuti. Ascoltando le parole del vescovo Perego e di padre Vasyl da Pontelagoscuro è partito un chiaro messaggio di pace. l &nbsp;

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Integrazione, guerra,  rifugiati: incontro con il vescovo Perego e padre Vasyl 

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