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Ferrara, giovani, divanisti e fannulloni? «Soprattutto poco qualificati»

Ferrara, giovani, divanisti e fannulloni? «Soprattutto poco qualificati»

Bar e ristoranti sono alle prese con la difficoltà di reperire manodopera Da Noemi: «Tolti alcuni tavoli». Gatto Bianco: il week end è un problema

28 giugno 2022
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Ferrara Divanisti, oziosi, sfaticati, succubi del Reddito di cittadinanza, bamboccioni. Il ritratto dei giovani italiani, tanto ricercati dalle imprese quanto spariti dai radar del lavoro, sembra accomunare oggi in un unico e biasimevole calderone un’intera generazione.

In realtà il quadro è molto più variegato e complesso di come viene presentato, al punto che anche sintetizzarlo in un titolo – come quello che precede questo articolo – rischia di suonare semplificatorio. Un dato comunque è certo. Se sui motivi di questa deriva si può discutere, è molto difficile negare che qualcosa è cambiato davvero nel mercato del lavoro, soprattutto negli ultimi 2-3 anni, e i lai che si elevano dal mondo imprenditoriale (pochi giorni fa ha parlato l’imprenditore Pierpaolo Dondi, di Dondi Arreda) sono reali.

«Mancano soprattutto i profili qualificati – spiega Stefano Bergagnin, titolare di Pass srl, avviata società di consulenza nel campo della sicurezza del lavoro – noi stiamo cercando un ingegnere e non lo troviamo perché i professionisti locali preferiscono cercare lavoro a Modena o a Bologna. In materia di sicurezza, poi, è molto difficile trovare personale formato e chi ci scrive da fuori Ferrara punta a restare per un tempo limitato». Maria Cristina Borgazzi, titolare del ristorante Da Noemi, cerca personale di sala e di cucina. «Un tempo eravamo sommersi di curricula, oggi nulla – commenta – Ho tolto dalla sala alcuni tavoli per evitare di sovraccaricare chi è in servizio. Mia sorella, al “Mandolino”, per lo stesso motivo ha eliminato il turno serale. Alcuni agricoltori che conosco cercano disperatamente manodopera per la raccolta della frutta».

Chi ha risposto alle nostre domande ha un’attività avviata nel capoluogo, in centro storico, quindi offre condizioni migliori che in altre zone di città e provincia. Marco, uno dei titolari del Leon D’oro, è chiaro: «Qui stipendio contrattuale, ferie, permessi, maternità etc. ma abbiamo difficoltà a reperire persone qualificate e anche non qualificate, ad esempio i lavapiatti. È vero che chi si presenta certe volte mette avanti le mani e dice che non vuole lavorare nel week end». Ennio Occhiali, titolare di Cusina e Butega, e la sua collaboratrice, Mara, hanno appena sostituito «due dipendenti bravi ed esperti con personale in gamba. Ma è vero che chi vuole entrare spesso non è adatto e qualche volta molla perché dice che si lavora troppo». Ernesto, il titolare di Schiaccia, aggiunge che «tra i giovani c’è molta diffidenza per i contratti a chiamata. Ma prima di fare un contratto lungo dobbiamo almeno verificare se il “candidato” è adatto». Omar, che gestisce il “Gatto Bianco”, è convinto «che dietro i giovani che non vogliono fare il week end o lo straordinario ci siano le famiglie, i sussidi e l’atteggiamento di chi tira a campare, a passare la serata con gli amici. Spesso non sa fare il lavoro e neanche vuole imparare. Nel periodo delle restrizioni Covid le consegne delle pizze le abbiamo dovute fare io, mia moglie e mio cognato». l

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