FERRARA Mentre negli Stati Uniti la discussa decisione della Corte Suprema di proibire l’aborto dopo 15 settimane sta cominciando a scontrarsi con problemi di incostituzionalità, in Italia il dibattito sulla piena applicazione della legge 194 del 78 si è aperto già all’indomani della sua approvazione e di fatto non si è ancora concluso. Obiettori Resta alta, in molte realtà, la percentuale di medici obiettori, e il Ferrarese sconta ancora situazioni più problematiche rispetto alla media emiliano romagnola: secondo l’ultimo report della Regione (ottobre 2021), nelle strutture sanitarie dell’Emilia Romagna che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) il tasso di obiezione tra medici ostetrici-ginecologi è del 44,7 per cento. Nettamente superiore il dato dell’Asl, che con 9 obiettori su 13 sfiora il 70 per cento (solo 3 su 22 però gli anestesisti obiettori) mentre all’azienda ospedaliero - universitaria Sant’Anna il tasso di obiezione è del 62,5 per cento, con 10 medici su 16. «L’incidenza dell’obiezione di coscienza non ha determinato problemi nell’erogazione del servizio», si legge sempre nel report regionale; nella nostra provincia, secondo il punto di osservazione dell’Udi «al momento non riceviamo segnalazioni di impossibilità ad accedere all’Ivg da parte delle donne, né ci sono stati casi arrivati “al limite”, ma è indubbio che la presenza di medici obiettori rende l’aborto più complicato», spiega Liviana Zagagnoni del coordinamento Unione Donne d’Italia di Ferrara, memoria storica dell’associazione e delle sue tante battaglie. «Anni fa – continua – il Ferrarese ha avuto percentuali di obiezione ben più alti: verso la fine degli anni Novanta si arrivava al 94 per cento, determinando tra l’altro maggiori costi per la sanità pubblica. Ricordo che all’ospedale di Cento tutti i medici erano obiettori, e si era reso necessario stipulare una convenzione per far arrivare da Bologna, a pagamento, un medico non obiettore per praticare le interruzioni di gravidanza. In quel caso perlomeno ci si era preoccupati di stringere un accordo per poter garantire un diritto, ma in altri territori la legge semplicemente non viene applicata. E ricordo bene che, quando manifestavamo davanti agli ospedali spesso siamo state lasciate sole, anche da parte della politica». Ivg in calo Nella nostra provincia il numero di Ivg è in calo: quelle praticate nelle strutture Asl sono state 119 nel 2018, 113 nel 2019 e 83 nel 2020; all’ospedale Sant’Anna, con dati aggiornati al 2021, la situazione è più oscillante, ma l’andamento è sostanzialmente in calo: nel 2019 le Ivg sono state 318, salendo a 340 nel 2020 e calando a 299 l’anno scorso. RU486 Gli aborti chirurgici, guardando sempre i dati ospedalieri, continuano a essere più numerosi di quelli farmacologici con la pillola RU486: 117 contro 201 nel 2019, 150 contro 190 nel 2020 e 139 contro 160 nel 2021. «Il calo di Ivg è certo un dato positivo, e che non deve farci dimenticare che la 194 è prima di tutto la legge della prevenzione, dell’informazione e della maternità consapevole». Nel Ferrarese, nel 2020, le Ivg relative a ragazze sotto i 18 anni sono state il 2,1% del totale, in linea con il dato regionale; sempre nel 2020, sul totale di Ivg Asl il 38,8 per cento ha riguardato donne straniere. In tutta l’Emilia Romagna, inoltre, nel 73% dei casi il luogo di certificazione è stato il consultorio. Consultori E a proposito di consultori, precisa Zagagnoni «fino alla pandemia la situazione è stata monitorata secondo un programma regionale, poi il Covid ha dato il colpo di grazia: gli operatori andati in pensione non sono stati sostituiti, e mi auguro che il problema incontri l’attenzione della Regione». Regione che, comunque, «dopo il Lazio è stata la più solerte ad applicare la direttiva ministeriale sulla distribuzione gratuita della RU486 nei consultori». Non per questo, sostiene l’esponente Udi, «la prevenzione delle gravidanze indesiderate non smette di essere un problema anche economico, per alcune donne. Come le straniere che per vari motivi non sono iscritte al sistema sanitario e per le quali il ricorso all’Ivg non è affatto una forma di contraccezione, come ritiene qualcuno». Via Boschetto Un’ultima notazione, conclude Zagagnoni, riguarda la sede del Consultorio Familiare-Centro Salute Donna di via Boschetto 29: «Una collocazione davvero infelice, complicata da raggiungere: capita di vedere donne che spingono la carrozzina in via Ravenna, dove mancano pista ciclabile e pedonale, e non è meno scomodoarrivare da via Comacchio. Il trasferimento a San Rocco è in coda rispetto ad altri servizi, i tempi sono troppo lunghi».@RIPRODUZIONE RISERVATA &nbsp;

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All’Asl la quota è maggiore rispetto all'ospedale Sant'Anna 

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