La Nuova Ferrara

Ferrara

L’intervento

Carcere: misure alternative da finanziare

Don Domenico Bedin

	 



	 
   

20 luglio 2022
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Ferrara Nei giorni scorsi alla Casa Circondariale di Ferrara è stato presentato a 15 detenuti un vademecum per aiutare coloro che sono ristretti a conoscere, saper chiedere ed eventualmente ottenere le misure alternative al carcere contemplate dalla legge.

Iniziativa lodevole che va fatta conoscere anche a tutta la cittadinanza perché spesso in maniera superficiale e gretta si sente dire: «che resti in galera fino all’ultimo giorno». Neppure si riconoscono i problemi del reinserimento o della possibilità di scontare la pena in forme più costruttive o anche riparative. Non si vuole riconoscere che la ricaduta nei reati (recidiva) diminuisce quando le persone detenute praticano un reinserimento graduale nella società.

Ho accolto recentemente un detenuto dopo 16 anni di carcere. I primi giorni non si orientava con i punti cardinali, non sapeva prendere l’autobus e non riusciva a stare in una piazza senza essere colto dal panico.

Insomma le leggi che prevedono, consentono e promuovono le misure alternative non solo abbassano il sovra affollamento, ma aiutano in generale anche la società abbassando i reati e le ricadute. Mi permetto però di ricordare a tutti, soprattutto agli amministratori e ai politici sia locali che nazionali che in genere le misure alternative vengono sfruttate da coloro che hanno buoni mezzi economici, un contesto parentale forte e una casa o un lavoro che garantisca loro le condizioni pratiche per ottenerle. Chi è povero, solo, magari senza conoscenze nel territorio o senza un avvocato rischia di farsi tutta la carcerazione. Da tanti anni, andando in carcere, rispondo con particolare attenzione proprio a chi ha meno opportunità offrendo concrete accoglienze per le misure alternative. Io stesso vivo poi in comunità con loro presso un’azienda agricola sociale chiamata ‘Parco Contadino’. La cosa che però mi stupisce è che non ci siano investimenti economici a sostegno delle misure alternative.

Tranne qualche soldo per quattro posti per i ‘dimittendi’ non si trova un euro per sostenere le associazioni che si dedicano a questo tipo di accoglienza. Sarebbe un investimento che poi potrebbe autofinanziarsi in quanto si basa sul coinvolgimento attivo dei detenuti stessi in attività produttive.

In questo periodo di vacanze sento spesso pubblicità che invitano a salire sulle navi da crociera… ma se le navi non vengono costruite o non vengono rifornite di carburante non si va da nessuna parte.

Domenico Bedin