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Poggio Renatico, il Consorzio: «Ci aspettano diverse sfide: servono nuovi sistemi»

Annarita Bova
Poggio Renatico, il Consorzio: «Ci aspettano diverse sfide: servono nuovi sistemi»

Le squadre attive 24 ore su 24

16 agosto 2022
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Poggio Renatico Cesare Formignani è un pezzo di storia del Consorzio. L’ingegner Laura Grechi la più giovane mentre il tecnico Silvano Pola non perde mai d’occhio grafici e spie. «Non ci fermiamo mai – racconta Formignani -. Siamo operativi ogni giorno 24 ore su 24. E non potrebbe essere altrimenti, anche perché con tutti questi canali siamo praticamente sempre sul campo». E mentre parla il telefono squilla: intervento di ripristino in atto con geotessuto e roccia della porzione di arginatura “erosa a seguito di fenomeni di sifonamento” «un fontanazzo, in pratica».

Che sia un’estate difficile e fuori dalla norma è un dato di fatto: «Da inizio anno, sul territorio gestito dal Consorzio - spiega Grechi -abbiamo avuto 11 giorni in cui è piovuto dai 5 ai 30 mm cumulati sull’intera giornata. Cinque è il numero dei giorni piovosi, cioè dai 10-30 mm cumulati sulla giornata». Il Consorzio di Bonifica è un Ente unico nel suo genere perché fortemente basato sul “presidio del territorio”. «Conoscendo nei minimi dettagli la rete idraulica ed i territori ad essa afferenti, ciascuno con le proprie dinamiche, riesce a prendersene cura al meglio - va avanti l’ingegnere Grechi -. È senza dubbio anche un ente complesso, specchio della moltitudine di problematiche ed esigenze caratterizzanti il nostro territorio dal punto di vista della gestione dei corsi d’acqua. È anche un Ente dall’approccio pragmatico e che ha al suo interno le maestranze e gli strumenti per “fare”».

Il lavoro è enorme. «Ci aspettano diverse sfide per il futuro: la crisi climatica ci obbliga a cercare nuovi sistemi e nuove strategie per gestire al meglio ed in maniera sostenibile l’ “oro blu”, cioè l’acqua in quanto risorsa la cui disponibilità è sempre più condizionata dai cambiamenti climatici». In pratica «siamo di fronte a quello che si può definire un cambio di paradigma nella nostra percezione dei corpi idrici superficiali: a fianco agli obiettivi, che devono restare primari, di riduzione del rischio idraulico e di fornitura dell’acqua per l’agricoltura, si aggiungono obiettivi di tutela ambientale (cioè tutela della biodiversità, della qualità dell’acqua e fornitura di servizi ecosistemici)». Le parole chiave «sono gestione integrata e multi-funzionalità nella progettazione e pianificazione degli interventi, e quindi a d esempio: le casse di espansione nate per esigenze di riduzione di rischio di inondazione, diventano anche aree di fitodepurazione; la manutenzione diventa “gentile” tramite sfalci selettivi, le opere idrauliche, quando possibile, includono interventi di ingegneria naturalistica e “nature-based solution”». «In tanti anni che lavoro qui non ho mai visto nulla del genere - conferma Formignani -. E non penso si andrà a migliorare. Siamo quindi noi che dobbiamo cercare ogni giorno la strada giusta, e inventarcene di nuove». l

An.Bo.

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