La Nuova Ferrara

San Biagio Talmente tante le persone presenti l’altro giorno al funerale di Matteo Trentini, 44enne di San Biagio ma residente a Filo, deceduto in un incidente stradale, che per i genitori e la moglie è risultato pressoché impossibile raggiungerle tutte per dir loro grazie.

Davvero tanti, sia quelli che non hanno voluto mancare al rito funebre sul sagrato della chiesa di San Biagio, che ha visto intervenire centinaia e centinaia di persone, sia chi ha scritto messaggi privati ai familiari. E così, la moglie Miriam, la mamma Liviana con il marito Gianni hanno scelto “la Nuova Ferrara” per ringraziare «tutti per il sostegno e la partecipazione al nostro dolore per la perdita del caro Matteo».

L’occasione è altresì utile per informare tutti coloro che hanno fatto un’offerta «che le generose donazioni in memoria di Matteo sono state devolute all’Istituto Ramazzini di Bentivoglio e all’Istituto oncologico romagnolo».

Per mamma Liviana riparlare di quanto è successo è davvero difficile e del resto per chi non lo sarebbe? Però, proprio perché mai avrebbe immaginato una tale dimostrazione d’affetto subito dopo la tragedia e così pure nel giorno del funerale, dal profondo del cuore di mamma riesce a dire queste poche e giustificate parole: «Voglio fare un ringraziamento speciale a tutti gli amici di Matteo – dice con voce sommessa ma altrettanto sicura – che mi hanno contattato nei modi più diversi per farci sentire il loro affetto. Matteo lo ricordano tutti come persona sempre cordiale e sorridente».

Poi, i ricordi fanno un balzo molto indietro, a quello che difficilmente una mamma dimentica: «Come mamma lo ricordo nei momenti particolari della sua vita – aggiunge –. Matteo bambino che usciva dal cancello con il suo cane Billy, quindi ragazzino con la passione della moto, poi thai boxe, ma anche la pesca, giornate intere con gli amici. C’è poi Miriam, che l’ha seguito in tutti gli sport che ha praticato: una vita insieme».

Dal passato, mamma Liviana si sposta al presente, a quando «è tornata la passione della moto, che non è mai cessata. L’unica consolazione – conclude – è che Matteo ha fatto tutto quello che gli piaceva e si è divertito nel farlo».

G.C.

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