L’angelo delle bici gettate in Reno: «Io vado in acqua e le recupero»
C’è chi si diverte a rubarle e a lanciarle dal ponte. Ma poi arriva Marzoli
Cento Quell’acqua tutt’altro che incontaminata talvolta restituisce “tesori” inaspettati. Dalla melma del Reno finisce spesso per riemergere quel che i centesi hanno smarrito. O meglio: ciò che è stato loro rubato, per esempio delle biciclette. Poi finite nel fiume, questa è l’ipotesi più accreditata, per lo sfizio e la goduria di alcuni buontemponi.
Ma per fortuna c’è chi quelle due ruote le recupera, per poi contribuire, per quanto possibile, a rimetterle in sesto, Oppure, se l’impresa è impossibile, almeno a smaltirle nel modo più corretto possibile.
Lui si chiama David Marzoli, è di Cento, e vuoi perché è un grande appassionato di cicloturismo, vuoi perché è un accanito difensore dell’ambiente, fatto sta che periodicamente si immerge nel Reno e riporta a galla un po’ di tutto. In particolare, però, “riesuma” proprio le biciclette.
La pesca L’ultima immersione, risalente a qualche settimana fa, è lui stesso a raccontarla. «La mattinata l’ho passata sotto il Ponte Vecchio sul Reno aprendo il varco per scendere al fiume che tra felci, ortiche e rampicanti ormai era tutto chiuso – ricorda Marzoli –. Nel pomeriggio sono tornato con mia moglie e ho trovato tre ragazzi che avevano già provveduto a raccogliere due biciclette (una mountain bike e una bici da donna) in “buone condizioni”. Insieme abbiamo dissotterrato una terza bici completamente arrugginita. Poi dalla passerella sul ponte se ne intravedeva un’altra. Con l’arpione l’ho agganciata al primo tentativo, ma non c’è stato niente da fare, non si muoveva fino a che sono dovuto scendere in acqua a recuperare l’arpione. Assieme ad altre quattro bici, erano tutte incastrate tra loro».
Il conto è presto fatto: quella missione particolare ha fruttato una raccolte di sette biciclette. «E chissà quante ce ne saranno ancora là sotto», sospira Marzoli, che poi ha appoggiato le due ruote sotto il cartello di località di Cento, allo stesso tempo allertando Clara del recupero appena effettuato utilizzando l’app Juncker. Il tutto con foto ricordo da diffondere sui social. Anche come monito per gli eventuali lanciatori che covassero nell’animo cattive intenzioni.
Il monito A Marzoli, che è pure promotore del gruppo civico di ispirazione ambientalista Cento % Pulita, proprio mandano fuori di testa coloro che si divertono (con poco, si direbbe) a gettare dal ponte le bici nel fiume.
«Sono a tutti gli effetti – dice Marzoli – delle bici vittime del famoso gioco ignorante intitolato “Il lancio della bici dal ponte” che fa vincere a Cento il titolo di “Città delle biciclette rubate”». A questi perditempo poi si rivolge direttamente, e sospettando si tratti di giovanissimi, scatta pure qualche metaforica sculacciata: «Se le bici che avete rubato vi servivano, perché poi le dovete buttare a Reno? Se non vi servono più, non potete abbandonarla a bordo strada? È proprio così più divertente buttarle giù dal ponte?».
La passione Sul profilo Facebook di Marzoli vengono pubblicate le imprese di colui che è un vero e proprio paladino dell’ambiente. Spesso assieme alla moglie e di amici, talvolta all’opera in sella alle loro bici.
Ecco la missione sull’argine da Cento a Corporeno: recuperato un sacco da 120 litri pieno di plastica tritata, «120 litri di plastica in meno sulla Terra», sottolinea Marzoli. Poi il trekking al bosco della Panfilia, «quasi 10 km con una bellissima sorpresa: non sono riuscito a riempire un sacchetto di rifiuti».
Per questa volta dell’angelo delle bici gettate nel Reno non c’è stato bisogno. Ma attenti al prossimo tuffo. l