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Comacchio contesta il vescovo assediato e scortato. I cittadini: «Ridateci la nostra chiesa»

Comacchio contesta il vescovo assediato e scortato. I cittadini: «Ridateci la nostra chiesa»

Monsignor Perego ha lasciato la riunione protetto dai carabinieri. Mentre i comacchiesi protestavano: «Non ci hanno ascoltato. Da oggi niente più offerte alle parrocchie»

07 settembre 2022
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Annarita Bova

Comacchio «Vergogna, vergogna. Siete venuti a Comacchio per rovinare il nostro territorio». Ha mantenuto la calma e la serenità che da sempre lo contraddistingue, il vescovo monsignor Gian Carlo Perego anche quando, lunedì sera, è uscito dalla sala dell’asilo adiacente al duomo di Comacchio scortato dai carabinieri dopo una lunga riunione con i componenti del Consiglio Pastorale e del Consiglio Economico parrocchiali. Nella storia della cittadina nessuno ricorda una contestazione così dura nei confronti della chiesa in generale e del vescovo in particolare. Il motivo? Ai comacchiesi non è piaciuta la decisione di accorpare la parrocchia di Santa Maria in Aula Regia a quella del duomo/Santo Rosario.

Il cuore del culto mariano lagunare resterà santuario e non più parrocchia e al suo interno non si potranno celebrare i sacramenti, come già attuato negli altri santuari del Poggetto, della Corba e della Madonna Galvana. E le sante messe? Non è ancora dato sapere: il santuario diocesano di S. Maria in Aula Regia è stato affidato in convenzione, unitamente al convento, a una comunità di frati Francescani dell’Immacolata e saranno quindi loro a questo punto a dover decidere come organizzarsi.

Dopo giorni di feroci polemiche, lunedì il vescovo Perego ha fatto l’unica cosa possibile ed è arrivato a Comacchio per un confronto. I fedeli lo hanno accolto con uno striscione che suonava già come una sorta di avvertimento, "La Madonna deve continuare a benedire i nostri bambini" e alla fine, non avendo avuto la risposta che speravano, sono volate parole grosse.

«Per il bene e la cura dei fedeli è maturata la decisione - già presentata al Collegio dei Consultori - di avviare l’Unità Pastorale delle parrocchie di Comacchio, unitamente anche a quella di rivedere i confini parrocchiali di S. Cassiano, attribuendogli il territorio di S. Maria in Aula Regia - già di sua pertinenza fino all’11 ottobre 1953 -, anno in cui quest’ultima fu eretta a parrocchia in seguito alle bonifica e all’arrivo di nuove famiglie», ha fatto presente il vescovo.

In tal modo si crea un’Unità Pastorale comprendente le parrocchie di S. Cassiano, del Santo Rosario, di Volania e di Raibosola, «e questo garantisce un lavoro unitario, una collaborazione tra presbiteri, tra presbiteri e laici, e una valorizzazione delle strutture». Una spiegazione che, evidentemente, non solo no ha convinto ma anche scaldato gli animi, tanto che il monsignore è uscito dalla riunione scortato dai carabinieri ed è salito dritto in macchina alla volta di Ferrara. Se qualcosa potrà ancora cambiare? Difficile, se non impossibile. Ma quello di Comacchio non è popolo che molla facilmente ed è abituato a battaglie dure ed estenuanti. «Per il momento non daremo più soldi alla chiesa. Ci possono raccontare quello che vogliono, ma la realtà è che per loro è solo una questione economica mentre noi ci abbiamo sempre messo il cuore. E allora no, non avranno i nostri soldi». L’invito è dunque quello «di dare comunque le offerte alla nostra chiesa dei Cappuccini, ai frati che ci sapranno ascoltare. Comacchio non merita di essere trattata così, noi siamo Fedeli con la lettera maiuscola».

Uno strappo forte, deciso ma certo non un fulmine a ciel sereno per chi conosce Comacchio e i comacchiesi. «I piani alti della chiesa certamente possono prendere tutte le decisioni che ritengono giuste. Ma non si dovrebbe mai dimenticare che tutto nasce dal basso e ma i rinunceremo alla nostra Madonna dei Cappuccini». l