Ferrara, rientro a scuola, ma i cellulari rimangono al muro
All’istituto Einaudi inizia la sperimentazione con due classi prime: i telefonini vengono riposti all’ingresso
Ferrara I ragazzi della prima B dell’istituto Einaudi l’hanno guardato un po’ di sottecchi il nuovo arrivato in classe, l’organizer per il deposito degli smartphone. Non che fosse una novità, gli studenti ne erano già stati informati prima della vacanze di Natale e la maggior parte delle famiglie avevano già dato l’assenso a tutela della scuola da eventuali danni o furti degli apparecchi, ma l’essere la prima classe, insieme alla prima S, a praticare il progetto sperimentale, ha gravato sul rientro a scuola. «Come l’abbiamo presa? Male, siamo già in astinenza», dice qualcuno prima di uscire dalla classe riafferrando il cellulare («quando si va in bagno si può prendere» è una delle regole, per ora).
Il progetto L’esordio ufficiale è stato appunto ieri mattina: l’obiettivo è limitare il calo dell’attenzione durante le attività didattiche dovuto ad un uso spesso improprio dei cellulari, quali “elementi distrattori”. Nella fattispecie, sono stati affissi stabilmente al muro delle due aule e dei laboratori frequentati dalle due classi, quello di informatica e l’aula 40 di Metodologie Operative, degli organizer composti di 30 tasche numerate, al fine di depositare gli smartphone durante le attività didattiche, con una tasca per ogni alunno in ordine alfabetico. Completa il progetto una “challenge” tra le due classi che dovranno realizzare un Regolamento sul deposito e utilizzo degli smartphone in classe (già quasi completati). La dirigente scolastica, Marianna Fornasiero, sceglierà il regolamento migliore in termini di fattibilità, attuabilità ed immediatezza, e la classe vincitrice sarà premiata con una giornata di attività o uscita didattica. Fra le proposte già emerse una gita per le vie della città, un film o un bingo in Aula Magna.
Al momento, prima del regolamento ufficiale, è possibile usare il cellulare solo all’intervallo, quando si esce per qualche necessità dall’aula e per le urgenze. Nei regolamenti stilati dalle classi ci sono tentativi di ampliare i tempi di utilizzo, magari ad ogni cambio d’ora, suggeriscono gli studenti, oppure gli ultimi cinque minuti dell’ultima ora di lezione, ma sempre «se il docente lo consente», è la postilla ad ogni nuova regola dei ragazzi, precisa l’organizzatrice de progetto e docente di informatica Claudia Graziani. Primo frutto, forse, della volontà della scuola di condividere il più possibile il progetto “Smartphone al Muro” con le famiglie, che hanno dovuto firmare l’autorizzazione, e con i ragazzi stessi, perché si sentissero partecipi dell’iniziativa. «Noi volevamo assolutamente che questo progetto non fosse percepito dagli studenti come una punizione: le attività che prevedono l’utilizzo dello smartphone ci sono, e allora si potrà usare il cellulare, ma non possono essere tutte le sei ore di lezione. Speriamo che possa essere una soluzione giusta e utile, per evitare che i ragazzi siano sempre distratti dalle notifiche che arrivano sui telefoni, e per noi insegnanti che non dovremo continuamente riprendere l’alunno che guarda il cellulare e dare note».
Fra le “regole fondamentali” degli studenti delle due classi, «tutti devono depositare il cellulare» (al momento qualche famiglia non ha ancora mandato l’autorizzazione, e qualche sacca dell’organizer è ancora vuota), «non depositare nelle sacche dell’organizer vecchi cellulari di ormai vent’anni fa». Il timore, a cui neanche le insegnanti ammettono di aver pensato, è che un compagno di classe più “furbo” possa lasciare nella sua tasca un cellulare vecchio e continuare ad usare il proprio indisturbato: «Sarebbe comunque notato – dice Graziani – riusciremmo ad individuare questi studenti». La speranza delle insegnanti è anche quella di non sentire più “scuse” come «sto mandando un messaggio a mia mamma», la più adoperata a quanto pare da chi finora era stato scoperto con il cellulare in mano durante le lezioni. Il progetto è al momento in fase sperimentale, e per un mesetto tale rimarrà, ma la scuola sta già procedendo all’acquisto di altri organizer di cui dotare, in futuro, tutte le aule della scuola. L’idea è quella di cominciare coinvolgendo nell’iniziativa prima tutte le classi del biennio, quelle che le insegnanti ritengono insomma più facili alle distrazioni, «sempre con l’attenzione rivolta alle ultime notifiche che arrivano sul cellulare, e che spesso e volentieri poi non conoscono bene gli strumenti informatici in tutte le sue funzioni», e poi coinvolgere nell’iniziativa le classi dei ragazzi più grandi. Là però ci si attende qualche difficoltà in più nel richiedere l’autorizzazione agli studenti ormai maggiorenni, che potrebbero non essere così predisposti a lasciare di spontanea iniziativa il proprio cellulare.
Del progetto all’Einaudi si è cominciato a parlare già a novembre, anticipando, ma poi in definitiva dando seguito, anche alla circolare del ministro dell’istruzione Valditara che raccomandava appunto alle scuole di mettere in pratica misure per limitare l’uso dei cellulari in classe. Diverse scuole avevano comunque già cominciato a muoversi con anticipo rilevando un’effettiva problematica fra i ragazzi troppo spesso distratti degli strumenti elettronici. In tanti casi le stesse famiglie hanno riscontrato la medesima problematica e accettato volentieri le nuove disposizione delle scuole. Il progetto quindi è destinato a crescere ed espandersi, non solo all’Einaudi, ma anche in altri istituti ferraresi, bisognerà vedere che alla fine si riuscirà a superare la ritrosia degli studenti che al momento non vedono di buon occhio questa “separazione”, soprattutto quelli che ritengono di sapersi autoregolare e di non usare il cellulare quando non dovrebbero, «per gli altri, chi effettivamente è sempre là con la testa abbassata allora la misura può essere utile e garantire più attenzione», ammette qualcuno.