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Dopo la tragedia

Goro, tre mesi per far luce sulla morte di Elia

Goro, tre mesi per far luce sulla morte di Elia

Gli esperti di doping della procura al lavoro sul caso del giovane 26enne di Goro che si allenava in una palestra dove vennero trovati droga e farmaci dopanti 

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Goro Novanta giorni di tempo. È quanto hanno chiesto i consulenti della procura per fornire agli investigatori e alle difese degli indagati le risultanze degli esami tossicologici su Elia Ricci, il 26enne gorese deceduto improvvisamente il 16 dicembre scorso per un malore, dopo una serata con gli amici. Proprio su quel malore la sostituta procuratrice Barbara Cavallo ha deciso di volerci vedere più chiaro, ordinando prima l’esecuzione dell’autopsia e poi uno specifico approfondimento medico legale e tossicologico, affidato ieri mattina al professor Roberto Testi dell’Istituto di medicina legale di Torino e al dottor Enrico Gerace del Centro antidoping di Torino. Il sospetto, e solo di questo si tratta finora, è che il giovane, che era un culturista, avesse assunto sostanze dopanti e che queste abbiano potuto determinare la morte. Per questo sono indagate due persone per l’ipotesi di reato di morte in conseguenza di altro reato. Si tratta del gestore di una palestra di Bosco Mesola frequentata dal 26enne, un uomo di 53 anni, e di un fisioterapista di 26. Sono assistiti rispettivamente dagli avvocati Denis Lovison e Andrea Marzola. Entrambi hanno fatto riserva di nominare un proprio consulente tossicologo, Marzola ha già provveduto alla nomina come proprio consulente del medico legale Mauro Martini. La famiglia di Ricci, assistita dall’avvocato Tiziana Lionello, non ha nominato propri esperti. Appena pochi giorni prima della morte di Ricci, un accesso dei carabinieri del Nas permise di ritrovare nel controsoffitto della palestra cocaina, hashish e, appunto, sostanze dopanti. I controlli vennero poi estesi a due studi di fisioterapisti. Tesi e Gerace inizieranno le operazioni a partire dal 30 gennaio. l

D.O.
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