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Il caso

Ferrara, card clonate al Cattel Wash: in 15 nei guai per truffa

Daniele Predieri
Ferrara, card clonate al Cattel Wash: in 15 nei guai per truffa

Dal 2019 il raggiro, quasi 20mila euro di danni all’autolavaggio

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Ferrara Facevano la fila, all’autolavaggio, in uno in particolare, il Cattel Wash di via Caretti, zona Ipercoop Le mura. Perché avevano in tasca delle tessere clonate, falsificate che permettevano loro di usare i servizi dell’autolavaggio senza spendere nulla e ovviamente truffando titolari e gestori: un buco di quasi 20mila euro, per 27 tessere clonate, danno importante anche perché potrebbe essere di molto superiore, perché finora sono stati scoperti solo e soltanto 15 “furbetti” delle tessere clonate, mentre in giro ve ne sarebbero tanti, tantissimi altri visto che il giro d’affari dell’autolavaggio Cattel Wash si concretizza con l’emissione di 61mila tessere vendute, regolarmente. A scoprire i “furbetti”, dopo le indagini interne dell’autolavaggio, sono stati gli ispettori della Squadra mobile della Polizia cittadina coordinati dalla pm Barbara Cavallo, che hanno raccolto la denuncia, dopo anni di truffe (il raggiro risale anche al 2019) dei titolari e dell’avvocato che li assiste, Carmelo Marcello. Indagini partite da sospetti interni su carte e acquisti sospetti, poi sono scattate le trappole di polizia e procura che hanno incastrato i 15 furbetti. Per loro, ora è pendente il processo dopo che il magistrato ha chiuso le indagini e contestato il furto aggravato e una truffa aggravata dal nuovo articolo del codice penale, il 493 ter, che alla voce tessere clonate contesta l’«indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti»: roba su cui non scherzare, si rischiano da 1 a 6 anni di carcere. Solo per aver fatto i “furbetti” e risparmiare al lavaggio o all’acquisto dei prodotti in vendita nei distributori.

La truffa più grave è contestata ad un ferrarese che abita a Poggio Renatico che in quasi 3 anni dal gennaio 2019 al novembre 2021 aveva caricato sulla tessera la bellezza di 4. 889, 35 euro (falsamente, ovviamente) poiché in realtà la ricarica materiale era di appena 17 euro: fate il calcolo della percentuale e c’è poco da scherzare. Anche perché, al ferrarese vien contestato il fatto che aveva appreso il “fai da te”, ossia la clonazione delle tessere (caricando i soldi in modo truffaldino) da un “procacciatore”, diciamo così, di Cremona, che lo aveva istruito inviando un video tutorial in cui spiegava come modificare le tessere Cattel Wash.

Insomma, tutti facevano la fila a sbafo, da tutta la provincia: Ferrara città, Poggio Renatico, Tresigallo, Copparo, Massa Fiscaglia. Con le tessere clonate in tasca. In 15 ora sono sotto accusa, dicevamo, ma – come emerso dalle indagini – non erano legati tra loro, perlomeno gli viene risparmiata l’associazione a delinquere. E ciò rende ancora più intricato il caso. L’esempio, per il truffatore più esposto che aveva in tasca ben 7 tessere, per importi tuttavia modesti: il suo legale, Pamela Palazzi, spiega che non le aveva per rivenderle o piazzare servizi o altro per intascarne le somme che pagava: in molti casi le regalava ad amici ed ex colleghi del posto di lavoro, mettendoli nei guai. Per l’accusa, l’ipotesi è che tutti non avevano l’intento di usare queste tessere solo per uso personale, bensì offrirle, affittare, rivendere gli oggetti comprati e così via. Un modo per guadagnare beffando i titolari della Cattel Wash che ora chiedono e chiudono il conto, in attesa ovviamente del processo. l

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