Ferrara, il senatore Balboni: «In carcere situaizone esplosiva, chiederò interventi»
La visita all’istituto: emergenza sicurezza per gli agenti, parlerò col ministero
Ferrara Lo ammette e farà di tutto per trovare soluzioni: «I problemi nelle carceri sono generali ma l’istituto di Ferrara è quello in regione più in difficoltà per l’esasperazione dei problemi all’interno: ciò che voglio fare è aiutare gli agenti, la direzione a risolverli, per farlo occorre che ognuno faccia la propria la parte»: quella che spetta a lui, la risposta politica, il senatore Alberto Balboni l’ha già anticipata, prossime mosse sul ministro di giustizia, Carlo Nordio, sulla direzione del Dap (il dipartimento penitenziario) e non solo. Ammette che Ferrara è un problema, come del resto stiamo raccontando da mesi nelle cronache cittadine: «La situazione è complessa e molto complicata» spiegava ieri dopo la visita della mattinata in carcere dove ha incontrato i sindacati (tutte le sigle) e quindi direttori e comandante di Polizia, i vertici del carcere. Balboni ricorda che gli agenti di Polizia penitenziaria «sono in stato di agitazione da ormai 3 settimane per chiedere provvedimenti urgenti e ripristinare ordine e legalità tra i detenuti». Ma soprattutto, lo fanno per chiedere garanzie, più sicurezza per il personale e gli stessi detenuti che non vogliono farsi coinvolgere da quelli più riottosi e problematici che stanno creando non pochi problemi.
E allora, deve ammettere di nuovo Balboni, ciò che ormai è ovvio ai più: «Dentro il carcere la situazione è davvero esplosiva, gli agenti di polizia lamentano continue aggressioni e minacce da parte di un numero sempre crescente di detenuti». Detenuti, spiega, che di fatto «vengono incoraggiati dalla eccessiva disponibilità a sorvolare su mancanze disciplinari anche gravi da parte della direzione». E questo avrebbe creato – ad esempio – un sorta di “sacca” di impunità e di intoccabilità, difficile da gestire, per un gruppo di detenuti che fa riferimento ad un detenuto terrorista, diventato un riferimento per tanti. «Gli agenti mi hanno chiesto di intervenire affinché le richieste che hanno indirizzato al Dap e al ministero della Giustizia siano esaminate nel più breve termine possibile, ed è quello che fare» ha aggiunto Balboni. E non solo poiché spiega che «mi sono impegnato a presentare quanto prima un disegno di legge per riformare il reato di tortura: come è attualmente configurato, in modo eccessivamente generico e indeterminato, si è trasformato in un’arma di ricatto a disposizione dei detenuti più violenti e aggressivi per ottenere ciò che non spetta loro». E non a caso qui a Ferrara sono diversi i processi in corso con detenuti vittime (presunte) e uno in particolare per il reato di tortura. In carcere, però, «si deve far di più per il lavoro interno – spiega Balboni – pochi i detenuti che hanno un impiego e allora con la cosiddetta vigilanza dinamica (le celle aperte e la possibilità di girare ai detenuti) li porta a organizzandosi in gruppi e bande, che intimoriscono altri detenuti e sfidano persino gli agenti». Da qui la richiesta di un protocollo dettagliato «che stabilisca come devono comportarsi di fronte agli atti di resistenza che devono quotidianamente fronteggiare». «Uno Stato degno di questo nome – chiude perentorio Balboni – non può permettere che i propri servitori non solo siano costretti a operare a rischio della incolumità, ma che addirittura si ritrovino persino sotto processo per aver fatto il loro dovere, come purtroppo avviene sempre più spesso». Incontrando direttrice e comandante, Balboni ha assicurato che dopo le nuove assunzioni (1. 000 in tutta Italia) «Ferrara avrà una priorità per l’assegnazione di agenti, poiché ne mancano in organico almeno 60»l
D. P.
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