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Copparo, la mamma gli fece da scudo: morirono tutti ma lui si salvò

Copparo, la mamma gli fece da scudo: morirono tutti ma lui si salvò

Bombardamento del campanile: il ricordo di Cesare Brunetti

01 febbraio 2023
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Copparo Aveva 5 anni ed è stato trovato letteralmente sotto le sottane di sua madre. Cesare Brunetti è uno dei sopravvissuti al bombardamento di Copparo del 30 gennaio 1945, l’unico della casa di via Mazzini 3, e ha testimoniato la propria storia nel corso della commemorazione di quella tragica giornata, che ha mietuto 93 vittime innocenti. Cesare ha raccontato di aver perso la mamma Marta, che gli ha fatto scudo, colpita da una trave di legno nel crollo dell’abitazione, la sorella Marina che aveva 4 anni, il fratello Gabriele di 12 anni, che il padre aveva riportato a casa dal Seminario Arcivescovile perché in quel periodo avevano iniziato a bombardare Ferrara, il nonno Giovanni e la nonna Marianna. E con loro sono morti gli operai che lavoravano nella bottega di calzolaio del nonno. «Con mio padre Biagio, che si è salvato perché i tedeschi lo avevo requisito per la sistemazione della strada “bassa” che porta verso Gradizza, abbiamo con il tempo ricostruito, mattone su mattone – ha spiegato -. Abbiamo ricostruito una famiglia. Ma quel giorno rimane impresso nella memoria, insieme alla vita prima delle 9.30 del 30 gennaio 1945, insieme agli affetti perduti e a tutto quello che avrebbe potuto essere se non fosse piombata dal cielo la distruzione. Si dice che «nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”: i miei familiari e gli altri 88 figlie, figli, madri, padri, sorelle, fratelli, nonni, zii, amici i cui nomi sono scritti nel sacrario alla base del campanile resteranno dunque per sempre con noi, nel nostro cuore, a Copparo». Parole toccanti pronunciate al termine della funzione religiosa, durante la quale don Daniele Panzeri ha sollecitato a coltivare la memoria, cui spetta il compito dell’insegnamento. «Ricordiamo i nostri concittadini che speravano di trovare salvezza in chiesa, ma vi hanno trovato una morte improvvisa e inaspettata – ha detto, leggendone il nome uno a uno -. A loro chiediamo di intercedere per ricevere il dono della pace, della pace vera per il nostro Paese, per l’Europa e per il mondo intero. Da loro riceviamo la lezione di vivere la vita fino in fondo e raccogliamo il testimone di coloro che sanno che la guerra, l’odio, la violenza non servono a nulla». Il parroco ha inoltre esortato a partecipare maggiormente al ricordo di questa terribile vicenda, a portare i giovani al sacrario e a raccontare.

Così come è accaduto nella mattinata di lunedì, quando l’amministrazione comunale, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo, ha organizzato la visita al campanile dei ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado, guidati da Fabio Raimondi, presidente degli Archeologi dell’Aria. «Il bombardamento del nostro paese – ha spiegato il sindaco Fabrizio Pagnoni – ha segnato la storia di tante famiglie e della nostra comunità e oggi ci trasmettere un messaggio che sembra non essere stato ben compreso, considerando il conflitto a poca distanza da noi: la guerra è sempre la risposta sbagliata». In mattinata era presente anche Giorgina Bellistrazzi. Allora era una bambina: si trovava nella casa di fronte, dalla nonna. Quando iniziò la pioggia di bombe tentarono di raggiungere le strutture parrocchiali, ritenute sicure, ma non fecero in tempo ad attraversare la strada che furono travolti dalle macerie dei 35 metri di campanile che stavano crollando: lei si salvò perché la nonna le fece da scudo col proprio corpo. La sua famiglia ha pianto tre vittime. l

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