Ferrara Avevano già fatto progetti di vita, programmato tutto sulla base della pensione in arrivo. Dovevano solo presentare domanda nel nuovo anno, dopo aver maturato i requisiti già nel 2021. Invece la legge di Bilancio del governo Meloni ha cambiato le carte in tavola della Opzione donna, restringendo di parecchio i criteri, «e, cosa più pesante, prevedendo una forma di retroattività - spiega Veronica Tagliati, segretaria provinciale della Cgil - In questi giorni stiamo ricontattando tutte le donne che si erano rivolte al nostro patronato per presentare la domanda, è prevedibile siano pochissime quelle che rientreranno nei nuovi criteri e potranno quindi andare in pensione». Alla Camera del lavoro seguono una novantina di posizioni, altre sono istruite da altri patronati, «si tratta comunque di poche situazioni» conferma Paolo Pastorello, presidente del patronato Acli. In ogni caso chi si trova in questa situazione di “esodata” virtuale, secondo alcuni calcoli 20mila persone a livello nazionale, si sta già facendo sentire: una prima manifestazione si è svolta il 19 gennaio davanti al ministero del Lavoro, la prossima è già in programma l’8 febbraio e fioriscono i gruppi social di protesta. In effetti le condizioni sono cambiate in maniera sensibile. L’anno scorso sono andate in pensione con Opzione donna 23.812 persone a livello nazionale, con almeno 58 anni di età e 35 di contributi. A partire dall’1 gennaio, invece, quelle condizioni restano valide solo per le madri di almeno due figli; con un figlio bisogna salire a 59 anni, se non si è madri invece è necessario attendere fino ai 60 anni, sempre con 35 di contributi. Ma non basta. Per entrare nella nuova Opzione donna, infatti, è necessario essere in possesso di almeno uno di questi tre criteri: essere una caregiver con riconoscimento di legge 104, con un familiare da accudire in casa da almeno sei mesi; avere riconosciuta una invalidità civile almeno al 74%; essere vittima di una procedura di licenziamento collettivo o dipendente di un’azienda in crisi con tavolo aperto al ministero del Lavoro. «Il fatto è -sottolinea Tagliati - che la domanda va presentata dodici mesi dopo la maturazione dei requisiti, quindi c’è chi aveva già raggiunto i 58 anni con 35 di contributi, cioè le vecchie condizioni, e doveva attendere solo i mesi giusti del 2023 per andare in pensione. Ora le cose cambiano anche per queste persone». Il patronato Inca in questi giorni sta appunto ricontattando una a una le persone seguite, per valutare l’eventuale possesso dei nuovi requisiti, raccogliendo giudizi molto negativi sulla manovra da parte del governo. D’altra parte lo stesso governo ha calcolato che alla manovra ci siano solo 2.900 persone potenzialmente interessate a livello nazionale, proprio a causa delle nuove condizioni; un numero che la Cgil ritiene eccessivo, riducendo addirittura al di sotto delle mille unità le possibili uscite di quest’anno. Sono in corso valutazioni da parte dello stesso ministero e pressing dei partiti di opposizione per cambiare qualcosa.@RIPRODUZIONE RISERVATA &nbsp;

Ferrara Avevano già fatto progetti di vita, programmato tutto sulla base della pensione in arrivo. Dovevano solo presentare domanda nel nuovo anno, dopo aver maturato i requisiti già nel 2021. Invece la legge di Bilancio del governo Meloni ha cambiato le carte in tavola della Opzione donna, restringendo di parecchio i criteri, «e, cosa più pesante, prevedendo una forma di retroattività -...

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Le cifre dei patronati

Solo alla Cgil Ferrara novanta “esodate” causa nuovi requisiti

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Solo alla Cgil Ferrara novanta “esodate” causa nuovi requisiti

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