La Nuova Ferrara

Ferrara

Economia

Idrogeno verde nell’ex distilleria, ecco il progetto da 50 milioni

Idrogeno verde nell’ex distilleria, ecco il progetto da 50 milioni

Candidata all’investimento l’ex Alceste di Ferrara, chiusa da quindici anni.  L’obiettivo è quello di un impianto da 10-15 Mw con fotovoltaico su 140mila metri quadri

2 MINUTI DI LETTURA





Stefano Ciervo

Ferrara Idrogeno verde nell’area industriale dismessa dell’ex distilleria Alceste di via Turchi, ad impatto praticamente nullo e con la possibilità di alimentare la flotta di bus a idrogeno di cui Ferrara si sta dotando. È questo il progetto che sta muovendo i primi passi in queste settimane e che ha l’appoggio dell’amministrazione comunale. «C’è la possibilità di riqualificare un’area industriale dismessa, preservando gli edifici di pregio, producendo nel contempo energia pulita» spiega l’assessore all’Ambiente, Alessandro Balboni, che nei giorni scorsi ha incontrato la proprietà dell’area, Real Estate Ferrara srl, i potenziali investitori industriali («si tratta di un leader mondiale della produzione di idrogeno verde» spiega senza svelarne al momento l’identità) e Unife, coinvolta con il Consorzio futuro ricerca e il Dipartimento di Architettura.

L’investimento sul tavolo è nell’ordine di 50 milioni di euro per costruire un parco fotovoltaico esteso su 140mila metri quadrati (l’area dell’ex distilleria ne occupa circa 180mila) in grado di produrre, per elettrolisi, dai 10 ai 15 Mw equivalenti di idrogeno verde. Per avere un’idea, basti pensare che l’impianto di Wesseling, in Germania, tra i primi e più importati in questo settore, produce appunto 10 Mw all’interno di uno stabilimento Shell, con l’obiettivo di crescere fino a 100 Mw. E bisogna considerare che scade il 20 febbraio il bando regionale per la produzione d’idrogeno rinnovabile su aree industriali dismesse, di potenza tra 1 e 10 Mw. L’impianto ferrarese sarebbe uno dei due che la multinazionale in questione ha intenzione di aprire in Nord Italia.

Si tratta evidentemente di un’occasione importante di riqualificazione per un’area a vocazione industriale dal 1938, quando s’insediò la prima distilleria, poi evoluta in sito di produzione di alcol di altissima qualità da melassa di barbabietola, entrata in crisi con la chiusura degli stabilimento saccariferi ferraresi e chiusa definitivamente nel 2008. Real Estate Ferrara, che fa capo alla finanziaria saccarifera Sacofin, aveva tentato una riconversione con un ambizioso progetto edilizio, per il quale si è arrivati fino al Piano particolareggiato, il cui termine di attivazione è stato spostato a fine 2023. Proprio la riconversione residenziale dell’area, per un piano che non trovato però attuatori, può paradossalmente rallentare l’investimento industriale, perché si dovrà evidentemente passare di nuovo in Consiglio comunale per modificare gli strumenti urbanistici.

Balboni è comunque ottimista, «stiamo lavorando al documento strategico, il quadro ambientale è non critico e non presenta matrici inquinanti ancora attive. Quindi l’Accordo di programma e il conseguente avvio dell’iter urbanistico è alla portata, con l’obiettivo di attivare la produzione nel 2025». l