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Ostellato, la Fiom incalza Fox Bompani: «Patto di rilancio all’incontro in Regione»

Ostellato, la Fiom incalza Fox Bompani: «Patto di rilancio all’incontro in Regione»

Le richieste: subito il pagamento degli arretrati e un piano industriale condiviso

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Ostellato Tensione alta alla Fox Bompani di Ostellato, dove i sindacati hanno proclamato lo sciopero a oltranza a fronte del mancato pagamento, da dicembre senza stipendio e con un solo terzo di tredicesima pagata. E, a gettare benzina sul fuoco, la richiesta dell’azienda di tornare al lavoro per gestire un’importante commessa che contribuirebbe a risolvere la crisi di liquidità e far ripartire i pagamenti. Ma, obiettano dipendenti e sindacati, senza alcuna garanzia se non quella di lavorare gratis.

Nei prossimi giorni è in programma un incontro in Regione per un aggiornamento sulla situazione aziendale: un’occasione, dichiara il segretario provinciale della Fiom Giovanni Verla invitiamo la Proprietà a chiedere «di trasformare quell’incontro in un momento utile per la sottoscrizione di un accordo di rilancio dell’azienda nel rispetto delle condizioni da noi richieste», è l’invito alla proprietà. «La Fiom attende solo questo, agendo per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori»

In realtà, sottolinea il sindacato «la vertenza Fox Bompani dura ormai da 11 anni, da quando iniziò il percorso del concordato e da quando è cambiata la proprietà. Strappi continui da parte dell’azienda con tentativi costanti di cancellare la contrattazione aziendale, di tagliare i salari, di aumentare i carichi di lavoro sulle spalle degli operai senza alcun investimento. Undici anni che parlano di scioperi per la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e che hanno visto accordi sottoscritti anche davanti alle Istituzioni che aspettano ancora di essere rispettati da parte dell’azienda. Azienda che continua a chiedere sovvenzioni pubbliche senza rispettare gli accordi istituzionali sottoscritti».

I nodi, prosegue, ora sono arrivati al pettine: «La crisi di liquidità riconosciuta dalla stessa società dura ormai da anni, ed è dall’inverno scorso che l’azienda garantisce di essere ormai a dama per la sottoscrizione di accordi con nuovi finanziatori. Prima doveva essere aprile 2022. Poi giugno 2022. Poi settembre 2022. E adesso sarà sicuramente marzo 2023».

L’ultimo anno «ha visto ritardi costanti nel pagamento delle retribuzioni, fino ad arrivare alla condizione attuale in cui i lavoratori attendono ancora 2/3 della 13ª del 2022, la retribuzione di dicembre 2022 – con i conguagli fiscali (buste anche da oltre 2.000 euro in alcuni casi) che poi dovranno essere probabilmente restituiti allo Stato in sede di dichiarazione dei redditi perché l’azienda non anticipa più la cassa integrazione – e da domani i pochi che hanno lavorato a gennaio attenderanno anche quest’ultima retribuzione». Ed è giisto e normale, si chiede, che chi lavora debba aspettare per la propria retribuzione? Così come, continua, non è normale «che i lavoratori non sappiano come sia stato costruito il piano industriale, che non sappiano se l’azienda vorrà imporre maggior produzione senza rispettare gli accordi sindacali sottoscritti e che in ogni passaggio stretto l’azienda non si assuma le proprie responsabilità ma scarichi tutto sui lavoratori».

Da qui le richieste dei metalmeccanici della Cgil e dei lavoratori: «che gli accordi vengano rispettati, che i salari vengano pagati (ricordiamo che i crediti economici dei lavoratori a vario titolo ammontano ormai a quasi un milione di euro) , che l’impresa faccia l’impresa, cioè garantisca lavoro nel rispetto delle condizioni e degli accordi sottoscritti».

Richieste alle quali, va avanti Verla, « l’azienda continua a rispondere con la non affidabilità dei propri comportamenti e delle proprie dichiarazioni».

Servono invece «la sottoscrizione di un accordo per il pagamento totale delle retribuzioni arretrate, rifiutato dall’azienda; la condivisione formale di un piano industriale, rifiutato dall’azienda perché coperto da “segreto industriale”; il rispetto degli accordi sindacali sottoscritti, rifiutato perché “l’azienda non aveva capito cosa stava firmando”. La Proprietà non ha capito che non c’è nessuna gara da correre contro la Fiom. C’è solo da fare l’impresa e tra i vari impegni di una impresa c’è contrattare con il sindacato e rispettare gli accordi presi. In poche parole, garantire affidabilità di impegno verso le lavoratrici e i lavoratori».

L’auspicio è quello di poter «apporre la firma su accordi che abbiano queste caratteristiche, che riteniamo potrebbero servire anche ai papabili finanziatori per avere la garanzia che si possa ripartire su solide basi di condivisione e di riconoscimento reciproco. Così come la storia dell’azione sindacale della Fiom dell’Emilia Romagna testimonia con successo anche nelle aziende vicine alla Bompani».

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