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Il vescovo di Ferrara e i migranti morti in mare: «Serve responsabilità e impegno»

Gian Carlo Perego
Il vescovo di Ferrara e i migranti morti in mare: «Serve responsabilità e impegno»

Le riflessioni dell’arcivescovo Perego sulla tragedia nell'ultimo naufragio: «Sul caso Crotone parole e polemiche non servono, occorre impegno»

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I migranti morti, ormai 67, ma il numero potrebbe salire, che sono stati recuperati dal mare o sono stati accompagnati dalle onde sulla spiaggia di Cutro, in Calabria, rischiano di essere una seconda volta sommersi dalle polemiche politiche e da parole inopportune di queste ore.

Non dobbiamo dimenticare anzitutto chi sono questi morti, in queste bare in fila al Palamilone di Crotone.

Sono uomini, donne e bambini che si erano imbarcati in Turchia, ma provenivano da un primo viaggio via terra da Siria, Afganistan, Iran, Iraq.

La Siria è un Paese alle prese con una lunga guerra, con oltre cinque milioni e mezzo di profughi, alla fame; l’Afganistan un paese segnato da una lunga guerra oggi in mano ai talebani, dopo il ritiro delle forze dell’ONU; l’Iran è il Paese governato dal jihadismo, dove le donne vengono uccise, perché chiedono libertà; l’Iraq il quinto Paese al mondo dove i cambiamenti climatici hanno fatto più morti, più distruzione.

Paesi dove sono arrivati e arrivano le nostre armi, per alcuni dei quali abbiamo fatto corridoi umanitari per salvare solo i collaboratori dei nostri militari o poche altre persone; per altri abbiamo manifestato in piazza per tutelare la libertà e la dignità delle donne, oppure abbiamo richiesto la libertà religiosa.

Queste persone e famiglie migranti hanno fatto un viaggio in barca di oltre 1.300 chilometri ignorate e sono state lasciate morire, nessuno ha raccolto o compreso l’importanza di proteggere questo viaggio di persone disperate, il loro diritto a migrare, alla vita.

Questo naufragio, tra i più gravi per numero di morti negli ultimi anni, chiede a tutti uno scatto di responsabilità e di impegno.

La responsabilità di soccorrere o accompagnare – con corridoi umanitari europei nel nostro Mediterraneo in Paesi sicuri, con le navi di tutti i Paesi e della società civile – le persone in fuga da guerre, disastri ambientali, dittature, vittime di tratta.

Sarà molto semplice identificare a terra chi ha diritto a una forma di protezione internazionale o dovrà essere rimpatriato nel proprio Paese, grazie ad accordi da realizzare con i Paesi d’origine. Alla responsabilità del soccorso e dell’accompagnamento si unisce l’impegno per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (asilo, protezione sussidiaria, protezione temporaneo o protezione speciale) .

Abbiamo ormai imparato che l’accoglienza in grandi centri genera abbandono, sfruttamento, corruzione. Abbiamo anche sperimentato che l’accoglienza diffusa nei territori dei quasi ottomila comuni italiani in piccoli gruppi, favorita dalla mediazione culturale, con un programma di accompagnamento scolastico, di valorizzazione delle competenze può dare serenità e sicurezza alle persone e fare dei richiedenti asilo una risorsa importante del territorio.

L’esperienza di accoglienza diffusa sul territorio, anche nel nostro territorio ferrarese, degli ucraini e l’immediata protezione temporanea, con l’impegno e la responsabilità di tutti – dalle istituzioni, alle famiglie, alla comunità ucraina, ai mezzi di comunicazione sociale – hanno dimostrato che è possibile un’accoglienza diversa.

Anche le esperienze di Caritas e delle associazioni e cooperative, se accompagnate, dimostrano che un’altra accoglienza è possibile. È responsabilità di tutti, difronte ai migranti morti e ai salvati sulle coste calabresi, mettere al centro, il soccorso, l’accoglienza, la protezione e l’integrazione di queste persone in fuga, almeno finché non saremo in grado con le risorse della cooperazione allo sviluppo e le organizzazioni internazionali di fare del loro Paese una casa dove ritornare, con libertà e sicurezza, ad abitare, studiare e lavorare. Le troppe parole sprecate, le polemiche non bastano e non servono. Serve responsabilità politica e civile.Di tutti. l

* Arcivescovo di Ferrara