Ferrara, John Strada e Springsteen: «Bruce, che amico per me»
Dal primo disco alle attese fuori dagli hotel fino all’incontro al Wonder Bar Simply the Boss, il podcast si apre con il racconto del rocker di XII Morelli
Ferrara «Da ragazzi si andava sempre al Ranch dei Salici, riconvertito poi in Ranch delle Rose, un locale che a XII Morelli era punto di ritrovo per tutti i teenager dai dodici ai vent’anni. C’erano orari diversi: il pomeriggio era per i più piccoli, che lì trascorrevano qualche ora giocando a biliardino, la sera per i più grandi con jukebox, flipper e quant’altro. Era bellissimo». Gianni Govoni, per tutti John Strada, cresce a XII Morelli, in provincia di Ferrara ed è lì che, nel 1982, sente per la prima volta una canzone di Bruce Springsteen. È lui il protagonista del primo episodio di Simply the Boss, la mia vita con Springsteen, podcast de la Nuova Ferrara prodotto da Gruppo Sae e disponibile gratuitamente sul sito del quotidiano.
La scoperta «Difficilmente i piccoli e i grandi si incontravano ma una volta – ricorda John – un ragazzo è venuto prima del solito e ha messo su una canzone che mi ha stregato. Non sapevo chi fosse il cantante, né tantomeno avevo idea del titolo del brano però ebbe un impatto fortissimo su di me». La canzone in questione era Hungry Heart, da The River, e il cantante era proprio il Boss. Da quel giorno le cose per John cambiarono. «Avevamo 13 o 14 anni e approfittavamo dei fratelli maggiori per scoprire mondi nuovi. Ci intrufolavamo nelle loro camere quando non c’erano e ascoltavamo i loro dischi: Dylan, gli Stones, Marley, ma soprattutto Bruce Springsteen».
Il rapporto Nel 1985 il Boss arriva a San Siro, è il suo primo concerto in Italia. Da XII Morelli organizzano un Pullman per Milano e John Strada è presente. «Era il 21 giugno, indimenticabile. Questa “spedizione” era composta da noi, che nel frattempo eravamo cresciuti, e da ragazze e ragazzi più grandi che quattro anni prima erano andati a vederlo a Zurigo. Fu un concerto indimenticabile». Nel frattempo John imbraccia la chitarra, inizia a suonare e comporre le prime canzoni. «Bruce è stato fondamentale per me perché grazie alle sue canzoni ho scoperto anche altri artisti e generi che prima ignoravo. Ascoltando lui ho scavato e sono andato indietro ed è stato bellissimo. Per me Bruce è sempre stato un amico, sembra strano da dire ma il rapporto per me è un po’ quello. Le sue canzoni mi davano la carica nei momenti belli e mi facevano compagnia quando le cose andavano un po’ meno bene». Di suoi concerti nel corso degli anni ne ha visti una cinquantina, sia in Italia sia all’estero.
Asbury Park «Nel 2015 ho suonato al Light of Day ad Asbury Park, evento organizzato per raccogliere fondi contro il morbo di Parkinson. Spesso Springsteen è ospite non annunciato e anche quella sera si è presentato. A fine serata abbiamo condiviso il palco e poi l’ho incontrato al Wonder Bar nel party organizzato dopo lo show, ci siamo parlati ed è stato molto bello». Per John quell’incontro segna anche uno spartiacque. È come se quello scambio avesse chiuso un cerchio per aprirne un altro. «Da quel momento ho cominciato a scrivere e a fare musica in modo diverso, ad avere una mia personalità più spiccata, un mio stile. Ho acquistato una nuova maturità e quindi per me è stato un momento molto importante, non solo come fan ma soprattutto come musicista».
Ferrara Il 18 maggio si avvicina a grandi passi. «Quando penso a Springsteen a Ferrara immagino sempre un transatlantico all’interno di una darsena. Ferrara è probabilmente una delle città più belle al mondo ma è piccolina, Bruce invece è molto grande e averlo portato qui penso sia una sorta di miracolo laico. È una cosa meravigliosa e credo - conclude - che sia anche una sorta di ritorno alle origini per lui che, come noi, viene proprio da una città di provincia. È bello».