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Giornata mondiale dell’acqua

Ferrara, l’allarme siccità è ormai generale

Adriano Facchini
Ferrara, l’allarme siccità è ormai generale

Sono sempre più necessarie buone pratiche

21 marzo 2023
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Il 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua (World water day). Istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 a seguito della Conferenza di Rio, è giunta alla sua trentesima edizione, una edizione che assume un carattere molto particolare vista la grande siccità in corso già a fine inverno.

Una siccità che registra un trend negativo dall’inizio del XXI secolo, e che rischia di determinare per il 2023 l’ennesimo record negativo e che fa temere probabili restrizioni nei suoi usi già durante l’annata in corso.

In ogni edizione del World Water Day viene sviluppato un tema specifico che per il 2023 è stato fissato in “Accelerating change – Accelerare il cambiamento”.

Il senso è che se non si fa subito un’inversione di marcia - visto che è acclarato che sia causato dalle attività umane - le conseguenze saranno disastrose, come la riduzione dei corsi d’acqua, l’estinzione di buona parte delle specie di pesci d’acqua dolce, il razionamento dell’acqua potabile, la perdita di gran parte delle produzioni agricole, ecc. Mentre scrivo queste righe, e il fiume Po tocca i – 5,72 metri sotto lo zero idrometrico, il governo dopo un vertice interministeriale, sembra deciso ad affrontare con decisione un problema da troppo tempo rimandato, nominando un commissario e una specifica task force.

Curioso è anche notare che dal 2017 la siccità si è spostata al Nord Italia danneggiando, già in queste annate, soprattutto l’agricoltura.

Nel 2022 questo fenomeno ha comportato una riduzione di oltre il 10% della produzione agricola nazionale, con danni soprattutto sulla coltura del riso, del mais e della soia, una percentuale che probabilmente sarà raggiunta e forse superata nel corso del 2023.

E l’allarme ormai è generalizzato.

Il valore L’acqua è la vita e ogni persona deve impegnarsi, per quanto possibile, a utilizzarla responsabilmente, eliminando o limitando al massimo gli sprechi e gli inquinamenti.

Il corpo umano è costituito dal 50 al 70 % di acqua. L’acqua dolce che utilizziamo rappresenta circa l’1% del quantitativo totale presente sulla Terra e di questa parte, un 70% è consumato dalle pratiche agricole, un 20% dalle attività industriali e quasi un 10% dagli usi civili.

Quindi, una buona gestione del suo utilizzo nelle pratiche agricole è fondamentale, adottando tecniche che minimizzino lo spreco, preservando altresì le riserve esistenti, visto poi che il cambiamento climatico in corso, come accennato prima, sta profondamente modificando anche la distribuzione delle piogge. Va subito aggiunto anche come un 50% dell’acqua utilizzata in agricoltura viene sprecata a causa delle tecniche irrigue a basso rendimento, e lo spreco, paradossalmente, è maggiore dove la disponibilità idrica è più scarsa.

Sofferenza Le colture agricole che, in questi ultimi anni in Italia, come sopra accennato, sono state le più danneggiate dalla siccità sono il mais e la soia, che in molte aziende vengono sostituite dal sorgo e dal girasole. La coltura che fino a ora ha sentito meno della morsa della siccità è stato il frumento, e questo grazie al suo ciclo autunno-primaverile che gli consente di sfuggire alla stagione estiva, sempre molto più secca.

Il cambiamento climatico, in atto ormai da qualche decennio, oltre a un aumento crescente delle temperature e della loro durata, che esaspera l’evapotraspirazione delle piante, ha modificato drasticamente la frequenza e l’intensità delle piogge.

Molte sono le tecniche adottate per ridurre lo spreco e l’accumulo di acqua in agricoltura, come l’irrigazione a manichetta, le minime lavorazioni conservative, il mantenimento in campo dei residui colturali e delle cover crops (le cosiddette colture di copertura), in modo da non lasciare mai il terreno completamente nudo tra una coltura e l’altra. 

*Adriano Facchini è un agronomo