Ferrara

Le parole del Presidente

Ferrara, Mattarella a università e città: «Parte di una comunità globale»

Stefano Ciervo
Ferrara, Mattarella a università e città: «Parte di una comunità globale»

Il Presidente ha parlato per dieci minuti, a braccio, al via dell’anno accademico: «Scenari totalmente nuovi, l’ateneo è avanguardia». Come ai tempi di Copernico

04 aprile 2023
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Ferrara Un’ora e mezza per trasportare di peso la città e la sua università al centro di quella «unica comunità mondiale» dei cui squilibri e socio-economici e travolgenti dinamiche demografiche dobbiamo farci, pro quota, carico. Sergio Mattarella ieri mattina ha fatto questo regalo alla comunità ferrarese riportandola, in qualche modo, al tempo di Copernico e Paracelso, quando incrociava i percorsi formativi dei «chierici vagantes» di tutta Europa, ma allargando appunto lo sguardo anzitutto all’Africa e poi agli scenari migratori globali.

«Le università devono essere l’avanguardia per approfondire questi scenari e indicare percorsi con cui affrontarli» ha scandito il presidente della Repubblica in un Teatro Abbado pieno per l’inaugurazione dell’anno accademico di Unife, in dieci minuti di discorso a braccio inserito tra le ovazioni che lo hanno accolto al suo arrivo e salutato al momento del congedo; più rilassato del previsto, quest’ultimo segmento, con Mattarella che è parso gustarsi gli omaggi dei goliardi e i piccoli bagni di folla dentro e fuori il teatro.

L’arrivo Il corteo di auto del Capo dello Stato è spuntato in corso Martiri verso le 10.50, con notevole puntualità, poco dopo l’arrivo del ministro Anna Maria Bernini, del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, di quello della Provincia, Michele Gianni Padovani, e del sindaco Alan Fabbri. In teatro già da un po’ c’era Vittorio Sgarbi. Tutti loro, assieme alla rettrice Laura Ramaciotti e agli altri relatori, hanno potuto scambiare qualche parola di benvenuto con Mattarella al ridotto del Teatro, dove era esposta la Bolla papale istitutiva e la riproduzione della laurea di Copernico. Dopo aver firmato l’albo d’onore dell’ateneo e aver ricevuto i primi regali di giornata (la medaglia dei 600 anni e un’acquaforte), l’illustre ospite è sfilato nell’atrio del Comunale, ricevendo una felpa Unife da parte di un gruppo scelto di studenti dell’ateneo, italiani e di Erasmus. Il preludio ai tema dell’internazionalizzazione, dei saperi miscelati e dei flussi migratori, che hanno fatto da filo conduttore alla mattinata.

Mattarella non si è seduto in un palco speciale tipo Sanremo, ma in prima fila, tra Bonaccini e Bernini, quasi per far capire la voglia di “stare dentro” la giornata: un suo intervento dal palco non era inserito nel programma ufficiale. Ha ascoltato in piedi all’esecuzione dell’inno nazionale eseguito dal coro Unife e da cinque fiati del Conservatorio (cantava a squarciagola Patrizio Bianchi, sul palco) e ha poi seguito senza muovere in muscolo gli interventi ufficiali, più sintetici del solito in suo onore. Alla fine sul palco ci è voluto salire lui, per un «saluto» denso però di contenuti.

L’intervento Sui tg nazionali sono “passate” soprattutto le dure parole contro l’aggressione all’Ucraina, «appaiono fuori dal tempo e dalla storia comportamenti da potenze del secolo scorso che conducono a guerre di aggressione per annettere territori», ma anche contro «competizioni accanite su aspetti marginali». In realtà nel ragionamento di Mattarella questi comportamenti diventano ancor più incongrui di fronte alle grandi dinamiche globali in atto, di cui ha voluto parlare prendendo spunto da chi lo aveva preceduto. Dalla ministra Bernini ha estratto la citazione sul ruolo delle università nel tempo che cambia e l’intenzione di lanciare anche l’Erasmus interno tra studenti italiani, dopo il successo di quello europeo «sarebbe singolare che ci fosse chiusura». Dalla rettrice ha preso in particolare un paio di considerazioni: «l’attenzione alla dimensione internazionale dell’ateneo», e la vocazione «a sviluppare la coscienza critica e civile».

Soprattutto, il Capo dello Stato ha dialogato a distanza con l’ex ministro e rettore Bianchi, oltre che con gli studenti ai quali ha ricordato come il mondo sia «completamente cambiato» dagli anni in cui era al loro posto, oltre 60 anni fa. Da Bianchi ha colto la riflessione sulle «tendenze demografiche accoppiate alla distribuzione della ricchezza nel mondo: vi sono elementi di profonda diversità che un tempo venivano assorbite in sede locale, in grandi regioni ma dentro ciascun continente. Non è più così, il mondo è diventato un’unica comunità, sempre più interconnessa» ha scandito. Le donne che non possono studiare in Iran e Afghanistan, ricordate da Ramaciotti, «appartengono alla nostra stessa comunità», e un mondo dove è facile muoversi da una parte all’altra, conoscersi, entrare in relazione anche a distanza, «è una comunità unica» ha scandito più volte Mattarella.

Poi il presidente è sembrato voler affondare il coltello nelle contraddizioni del dibattito politico, «in 20-30 anni l’Africa avrà tre-quattro volte la popolazione dell’intera Europa, siamo di fronte a scenari totalmente nuovi», meritevoli di «approfondimenti che non sempre registriamo». Per questo motivo, visto che questo mutamento è «a volte avvertito come estraneo e lontano», l’Onu ha esortato a riformare l’educazione a livello globale. «Ho inteso che il professor Bianchi inviti le università a farsi carico di questo approfondimento, e non è la prima volta che accade» ha continuato, inserendo il riferimento al polacco Copernico e allo svizzero Paracelso che mettevano in comune i loro saperi.

Bisogna riportare quel Rinascimento a livello globale, è il succo del suo messaggio, con l’università ancora al centro di questo processo. «Abbiamo un ruolo importante» ha mormorato alla fine la rettrice.

Il saluto Sceso dal palco Mattarella ha seguito con il sorriso sulle labbra il Gaudeaumus Igitur dei goliardi, con tanto di «Vita vita» anche per lui, e la consegna dei regali alla Magnifica. Si è fatto scappare un sorriso quando il Duca Azzo XXXI gli hanno detto che «se vorrà poi intrattenersi dopo con noi per la consegna del nostro regalo...». È stato un po’ in platea a stringere mani e salutare i (tanti) che lo acclamavano anche dai palchi, dove erano sistemati studenti e ricercatori dell’ateneo. Insomma, sembrava proprio a suo agio, tanto che alla fine, contro ogni cerimoniale, si è davvero fermato nell’atrio con una rappresentanza dei goliardi, per ricevere da loro tra l’altro una feluca.

Erano le 12.15 quando Mattarella è uscito a prendersi altri applausi e pure un appello urlato da un piccolo imprenditore sanitario contro il payback. La sua terza visita da presidente è stata forse la più intensa.