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Comacchio, i nonni del bimbo in Ucraina: «Diteci come sta Roman»

Samuele Govoni
Comacchio, i nonni del bimbo in Ucraina: «Diteci come sta Roman»

Da mesi la famiglia non ha contatti con la madre Il nonno: «Mio nipote vive in una zona di guerra, non riceviamo sue foto da agosto»

04 aprile 2023
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Comacchio «Abbiamo notizie frammentarie, ci dicono che sta bene ma non sappiamo come vanno davvero le cose da quelle parti. Sappiamo che nostro nipote vive in una zona di guerra, non riceviamo una sua foto da agosto e siamo seriamente preoccupati». Marcello e Angela Bonato, marito e moglie brianzoli che oggi vivono a Comacchio, non si danno pace.

Il piccolo Roman, nato dalla relazione tra il figlio Simone e una donna di origini ucraine, manca dall’Italia dalla nascita. «Siamo andati a trovarlo nel 2018 e da allora non l’abbiamo più visto, nostro figlio non lo vede da quattro anni; è una situazione assurda». Simone e i suoi genitori da mesi cercano di convincere la madre del bambino e la sua famiglia a far trascorrere al piccolo un po’ di tempo in Italia, almeno fino a quando le acque non si saranno calmate. Da quello che sanno Roman e la madre si trovano a Donetsk (nel Donbas), una delle zone più colpite dalla guerra con la Russia. «Prima era così ma ora non siamo più certi nemmeno di questo. Inizialmente ci avevano detto che se ne erano andati, poi è venuto fuori che erano rimasti lì nonostante gli attacchi. Ora – dice Bonato – dopo mesi di bombardamenti non escludiamo che la famiglia abbia davvero abbandonato la casa per cercare riparo altrove». Poi aggiunge: «Ormai dialogare con loro è diventato impossibile e le poche notizie che abbiamo ce le forniscono amici e conoscenti che capiscono il nostro dramma e cercano di darci un po’ di conforto».

Anche Simone non riesce a darsi pace. Un anno fa la famiglia si era rivolta anche alle istituzioni, aveva scritto al Presidente della Repubblica ed era intervenuto il consolato. «Si è cercata una mediazione tra le parti ma con l’inizio della guerra tutto si è complicato sempre di più e le notizie sulle condizioni di Roman sono diventate sempre più rare». Secondo i nonni la paura della madre è legata alla permanenza in Italia del bambino. «Avevamo proposto di fargli trascorrere qui qualche settimana, magari d’estate, ma niente da fare. Temono – dicono – che una volta in Italia non lo lasceremmo più tornare indietro». A nulla, fino ad oggi, sono valsi gli sforzi per cercare di convincerla del contrario. «Abbiamo riscritto a Sergio Mattarella, chiediamo ancora una volta alle istituzioni di aiutarci. Non sappiamo più come fare». l