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Politica in subbuglio

Ferrara: in 14 sfiduciano Poltronieri. Bordata del senatore Balboni: «Si dimetta»

Ferrara: in 14 sfiduciano Poltronieri. Bordata del senatore Balboni: «Si dimetta»

Maggioranza sfilacciata in consiglio comunale, ma il presidente non cade. Parole durissime dal parlamentare di FdI: «Inadeguato a svolgere un ruolo così delicato e importante, che non doveva essere affidato a chi non perde occasione per dimostrare il suo assoluto analfabetismo istituzionale. Ridicolizzare in questo modo le istituzioni, specialmente in un momento così tragico, è una vergogna che non può passare sotto silenzio»

23 maggio 2023
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Ferrara Una maggioranza sempre più secca e smagrita. Una parte si è anche dileguata, ieri, al momento del voto, quando bisognava sostenere, almeno politicamente se non sotto l’aspetto “istituzionale”, Lorenzo Poltronieri, il presidente del Consiglio comunale (estrazione Lega) accusato di non svolgere correttamente le proprie funzioni.

Ai voti c’era l’ordine del giorno proposto dal capogruppo Pd, Francesco Colaiacovo, che descriveva un presidente «asservitoalle esigenze del sindaco e della giunta oltre che alle direttive dei funzionari e tecnici». Nel mirino la direttiva con cui il direttore generale, Sandro Mazzatorta, che impone ai consiglieri «di inoltrare la richiesta di informazioni attraverso il presidente», inoltre «vengono ricevuti in presenza dell’assessore», atto finito poi sotto la scure del ministero dell’Interno. Seguito a sua volta da un’altra restrizione («la procedura dei consiglieri per avere informazioni omologata a quella dei cittadini, previo accreditamento tramite spid e risposta entro 30 giorni», con richieste di convocazioni delle commissioni che restano «disattese»). Argomentazioni accolte da alcuni degli ex ribelli della Lega (oggi di Ferrara Nostra), come Francesca Savini e dal collega Luca Caprini. A difendere Poltronieri la voce singola del leghista Stefano Franchini che ha respinto le critiche come «infondate».

La sfiducia al presidente del Consiglio deve passare con il sì dei due terzi del consiglio, 22 voti su 33. Il documento anti-Poltronieri ne ha avuti 14, mentre a sostenere il presidente sono stati solo 8 consiglieri; 3 gli astenuti. Tra cui Federico Soffritti, di Fratelli d’Italia, che ha stigmatizzato la gestione del rientro di Rossella Arquà, la consigliera leghista riammessa in aula da una sentenza del Consiglio di Stato dopo le dimissioni. Alla fine Poltronieri ha racimolato il sostegno di cinque consiglieri del suo partito (Franchini, Felisatti, Mosso, Magni e Cavicchi), di Diletta D’Andrea (FI) e di Vincenzi e Guerzoni (Ferrara Cambia). Sull’ordine del giorno sono giunti i voti del Pd e dei ribelli leghisti di Ferrara Nostra; tre gli astenuti: oltre a Soffritti, Zocca e Ziosi, anche loro usciti dal gruppo della Lega. «Con questo voto Poltronieri non è istituzionalmente sfiduciato – ha dichiarato Colaiacovo a fine Consiglio – ma dovrebbe trarne le conseguenze politiche». Per la maggioranza un altro scricchiolio in una seduta con diverse assenze al momento del voto tra cui quella del sindaco, Alan Fabbri.

E sul caso arrivano parole durissime da parte del senatore di Fratelli d'Italia Alberto Balboni, che chiede le dimissioni di Poltronieri: "In giorni cosi drammatici per la nostra regione , che per gravità ricordano soltanto il terremoto del 2012,  il Consiglio Comunale di Ferrara poteva e doveva risparmiare a se stesso e alla città intera la farsa cui abbiamo dovuto nostro malgrado assistere ieri - scrive - Ridicolizzare in questo modo le istituzioni, specialmente in un momento così tragico,  è una vergogna che non può passare sotto silenzio. In una vita intera di impegno politico, mai mi è capitato di vedere il presidente di una istituzione democratica continuare a presiederla imperturbabile mentre si discute una mozione di sfiducia nei suoi stessi confronti.  Prova questa, se ancora ce ne fosse bisogno, della assoluta inadeguatezza di questo signore a svolgere un ruolo così delicato e importante, che non doveva essere affidato a chi non perde occasione per dimostrare il suo assoluto  analfabetismo istituzionale. A questo punto, il presidente del Consiglio comunale faccia l'unica cosa giusta che gli resta da fare, tolga dall'imbarazzo se stesso, la maggioranza che lo ha eletto - della quale non gode più la fiducia, visto l'esito della votazione -  e soprattutto l'intero consiglio comunale, che merita di essere rappresentato in modo più decoroso. 

Chieda scusa e si dimetta.



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