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Il granchio blu arriva in spiaggia C’è chi li cattura e chi fugge

Il granchio blu arriva in spiaggia C’è chi li cattura e chi fugge

A Porto Garibaldi esasperati gli allevatori di vongole. Sì a un protocollo operativo Il crostaceo è innocuo per l’uomo ma le sue chele lasciano comunque il segno

27 giugno 2023
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Goro e Porto Garibaldi È il granchio blu il vero nemico dell’estate 2023, tanto per i pescatori quanto, a sorpresa ma non troppo, per i gestori dei Bagni. Sì, perché i grandi sono arrivati anche sui Lidi di Comacchio e le loro chele, se pestati o disturbati, non sono certi piacevoli soprattutto per i piedini dei più piccoli. Va detto che non sono pericolosi e che alla fine il male passa in fretta, ma non è certo una sensazione piacevole. Anche perché sono tanti, troppi. Molto buoni da mangiare, tanto che c’è chi ne porta a casa interi secchielli, rappresentano motivo di disperazione per gli allevatori di vongole. Per questo motivo è in fase di definizione un protocollo operativo per contrastare la proliferazione senza controllo del granchio blu, ormai ritenuta una calamità ambientale, tanto nella Sacca di Goro, quanto nei fondali del portocanale di Porto Garibaldi e di quelli sub-lagunari, dove gli addetti alla molluschicoltura, sono costretti alla cattura giornaliera di centinaia di esemplari delle specie infestante, per tutelare le zone nursery delle vongole e le aree in concessione. «Ne stiamo catturando anche 30-40 chili al giorno – spiega un operatore del settore della molluschicoltura – per tenere puliti gli allevamenti di vongole, perché i granchi blu, dopo aver fatto piazza pulita di altre specie, ora si stanno accanendo su vongole e cozze. Sono aggressivi, non pungono come le api, ma pizzicano e anche forte: abbiamo le mani tagliuzzate». La Regione Emilia Romagna, competente in materia di demanio marittimo, sta lavorando con associazioni di rappresentanza e cooperative del settore della miticoltura di Goro e Comacchio per attingere alle risorse del Feamp, con il preciso scopo di porre un freno ai danni provocati dal granchio blu all’intera economia ittica del Delta del Po. «Si sta lavorando con la Regione, ma il confronto è costante anche con i colleghi veneti della Sacca di Scardovari – è la conferma di Vadis Paesanti, vicepresidente regionale di Confcooperative FedAgriPesca -, per mettere a punto un sistema che consenta agli operatori del settore della molluschicoltura di catturare il granchio blu, non solo per pulire le aree in concessione, ma anche per immetterlo nei circuiti di vendita, attraverso le cooperative di appartenenza». «I granchi blu saranno conferiti a ditte specializzate – prosegue Paesanti -; ci sono ancora passaggi burocratici, ma urge accelerare i tempi di attuazione, perché dopo aver distrutto la quali totalità delle altre specie, ora stanno predando indiscriminatamente vongole e cozze, seme compreso». Gli acquacoltori invocano, quindi, soluzioni rapide volte alla difesa di un’economia attorno alla quale ruotano circa 2mila operatori, 1700 dei quali a Goro ed i restanti a Comacchio. Venerdì scorso si è riunita, a Bologna, la Consulta Ittica regionale, che si occupa di pesca e acquacoltura, convocata dall’assessore regionale Alessio Mammi e la volontà è quella di giungere, in tempi brevi, alla realizzazione del progetto di cui la Regione è capofila, denominato “BlueFood”. Inserito nel programma Interreg Euro-Med, il progetto, che ha già superato la prima verifica preliminare, punta a regolamentare la cattura ad uso commerciale ed alimentare del granchio blu. Al Governo, inoltre, la Regione Emilia Romagna, ha richiesto l’inserimento del granchio blu nell’elenco, approvato con decreto ministeriale, che disciplina la materia. Sono in corso di studio, infine, proposte finalizzate ad aggiornare le concessioni demaniali marittime affidate ai molluschicoltori, attualmente riconosciuti come imprenditori agricoli.l

Annarita Bova

e Katia Romagnoli

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