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Berra, il teatro Tumiati è chiuso da sei anni. «E per la riapertura non ci sono soldi»

Berra, il teatro Tumiati è chiuso da sei anni. «E per la riapertura non ci sono soldi»

Per il Comune mancano le condizioni

08 luglio 2023
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Berra A quasi sei anni dalla sua chiusura per mancanza dei requisiti minimi di sicurezza si ritorna a parlare del teatro comunale “Orestino Tumiati” di Berra. Ad accendere la discussione è stata una recente alienazione di 150 poltrone dell’ex teatro messa in atto dalla giunta Zamboni.

«Una misura che non significa smembramento del teatro – precisa Marco Pozzati, assessore comunale ai lavori pubblici –. Si tratta delle prime poltroncine utilizzate, le vecchie sedie da cinema. Non rispettando più le normative antincendio furono dismesse».

Sul teatro, oppure ex tale, come di fatto lo definisce l’alienazione comunale, interviene anche Leonardo Peverati, che sedeva sui banchi consiliari di Berra quando il teatro fu acquistato: «Uno dei fiori all’occhiello delle amministrazioni di Berra anni Novanta. Per chi ne sostenne l’acquisto, nel 1994, doveva rappresentare una sorta di ritrovo e centro culturale, ma da allora non è mai stato usato, tranne che per un brevissimo periodo. Fino al 2010 – prosegue Peverati – le spese complessive per l’acquisto e la ristrutturazione sono state di 843.600 euro, dei quali 532mila a carico delle casse comunali. Dal 2010 al 2018 gli ulteriori interventi di ristrutturazione e messa a norma si sono succeduti con spese ingenti che sicuramente hanno fatto lievitare la spesa a ben oltre il milione di euro. Nonostante ciò lo stabile non è ancora a norma. La stima dei costi necessari per gli ulteriori interventi non è dato saperla, anche se i 300mila euro, ipotizzati qualche anno fa, non saranno assolutamente sufficienti visto l’aumento dei prezzi delle materie prime degli ultimi anni. Ho sempre ritenuto questo investimento una pazzia. Dai banchi del consiglio comunale berrese – ricorda Peverati – ha avuto il mio voto contrario, anche se oggi poco importa: quello che importa è che si sappia che questa assurdità è costata miliardi, in termini di lire, senza dare alcun valore aggiunto alle nostre comunità che avevano ed hanno bisogno di ben altro».

La vicenda del teatro comunale è complessa, ma sei anni di chiusura sembrano esagerati, date le possibilità economiche attuali. «Per la riqualificazione del teatro i costi stimati tre anni fa si aggiravano attorno ai 450mila euro – spiega Pozzati –. Oggi, con l’aumento dei costi per i materiali, si supererebbero tranquillamente i 500mila euro. Seppure è vero che si tratta di patrimonio comunale, è pure vero che nessuno ha più intenzione di gestirlo. Oggi le associazioni del territorio, per tanti motivi, si sono orientate verso un tipo di volontariato che giustamente tende a minimizzare i costi di gestione e a massimizzare i (spesso pochi) profitti. Lo dico – aggiunge l’assessore – con la cognizione di causa di chi, per anni, ha partecipato attivamente all’organizzazione di eventi, nell’associazionismo locale. Anche di fronte alla proposta del sindaco fatta alle associazioni di unirsi nella gestione del teatro, dopo una profonda riflessione anche da parte di chi il teatro lo aveva gestito ottimamente per anni, si è arrivati ad un cortese rifiuto. Investire oggi ingenti risorse comunali per un immobile che nessuno vuole utilizzare o gestire, non ha senso e non sarà questa amministrazione a stanziare risorse fino a che le condizioni saranno tali», chiarisce Pozzati.

Intenzioni chiare tuttavia mai espresse fino ad oggi e che ora chiariscono il motivo del perché il teatro continua ad essere chiuso. L’assessore Pozzati va anche oltre: «Davanti ci sono comunque risorse della fusione fino al 2029 e probabilmente per ulteriori 5 anni. In più la Regione Emilia Romagna, se vorrà dare seguito alle risorse sulle cosiddette Aree interne, continuerà a costruire bandi che potrebbero interessare il recupero teatro. A chi amministrerà il territorio dal prossimo anno, l’ardua sentenza». Come dire che ci sono ancora dieci anni per decidere sul futuro del teatro, e forse anche di più. Ma nel frattempo la struttura decade. l

D.M.

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