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Ferrara, l’economia arranca: lavoro, inflazione e mancata ripartenza

Gian Pietro Zerbini
Ferrara, l’economia arranca: lavoro, inflazione e mancata ripartenza

Il focus ferrarese: assunzioni sempre più precarie. Il 2023 non sta andando bene, troppi gli indici negativi

09 luglio 2023
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Ferrara L’alluvione di maggio è stata come una pioggia sul bagnato che ha colpito ulteriormente un 2023 economico partito tra molte difficoltà e in uno scenario ad ostacoli. Ha gravato pesantemente la Romagna, ma di riflesso anche il ferrarese tra l’altro legato da pochi mesi in maniera ormai indissolubile con il ravennate tramite la nuova Camera di Commercio.

L’Osservatorio E proprio l’Ente camerale, tramite il suo puntuale Osservatorio dell’economia, ha fornito un quadro della situazione ferrarese che suona come un campanello d’allarme e che costringe tutti a unire gli sforzi e ad accantonare dissidi e polemiche, per cercare di risalire una china che si fa sempre più irta e difficile.

Già il saldo negativo delle imprese registrato nel primo trimestre dell’anno è un indice da non sottovalutare .

E anche il mercato del lavoro non presenta segni di crescita e la quota di entrate con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato si riduce al 14%, a fronte dell’86% per quelli a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita), il che produce ovviamente meno certezze e prospettive per il lavoratore. Per ogni 5 ingressi, uno riguarderà personale immigrato, una quota che sta aumentando.

Scenari e previsioni Gli ultimi “Scenari per le economie locali” di Prometeia, hanno stimato che la crescita del valore aggiunto di Ferrara nel 2023 sarà del +0,7%, abbassando di appena un decimo di punto percentuale la propria valutazione di gennaio scorso e confermando così il forte rallentamento rispetto alla crescita ora stimata per il 2022 al +3,9%. Il trend di crescita ferrarese appare appena inferiore rispetto a quanto rilevato per l’Emilia-Romagna (+4,1%) e in linea con quanto registrato per la media italiana.

«Se il 2022 per Ferrara ha segnato il ritorno ai livelli del 2019 - è la conclusione della stima - bisognerà attendere il prossimo anno per registrare il superamento dei valori massimi raggiunti nel biennio 2017-2018 (circa 8,3 miliardi), rimanendo sempre lontani dai 9 miliardi del periodo precedente al 2009».

Lo scorso anno l’occupazione ha avuto un andamento negativo (-2,4%), mentre in regione gli occupati sono cresciuti (+1,2%), così come in ambito nazionale (+2,4%). Ora ci si attende un leggero recupero (+0,6%), appena inferiore rispetto alla tendenza media regionale (+1,2%) e a quella nazionale (+0,9%). Il tasso di disoccupazione salito all’8% nel 2022, nell’anno in corso, con la tenuta delle forze lavoro derivante dalla lieve crescita degli occupati, ma soprattutto dalla diminuzione dei disoccupati, potrebbe abbassarsi al 7,4%.

Liquidazioni Altro indice negativo è derivato dalle liquidazioni. Nei primi 5 mesi del 2023 si sono registrati in provincia di Ferrara 156 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 44 in più rispetto allo scorso anno. Anche in ambito regionale, si rileva un aumento degli scioglimenti, un po’ più rapido rispetto alla nostra provincia, mentre a livello nazionale, l’aumento è più contenuto.

I settori dove si concentra il maggior numero di scioglimenti i imprese restano il commercio, il settore ricettivo con alloggio e ristorazione, l’attività immobiliare, il comparto delle costruzioni e la manifattura.

Fattori a rischio Inutile girarci attorno ai problemi. Le difficoltà in questa fase sono molteplici, dai livelli raggiunti dai prezzi di materie prime ed energia, fino all’aumento dei tassi di interesse, a cui si aggiunge l’incerta situazione geopolitica con una guerra in Europa che non provoca solo morti e atrocità nei luoghi del conflitto ma che continua ad avere pesantissime ripercussioni economiche su larga scala. Fattori che hanno frenato i segnali di ripresa apparsi negli anni successivi la pandemia. Bisognerà attendere ancora qualche mese probabilmente per superare questa fase critica, come confermano anche i dati dell’export che sono, dopo mesi, con il segno meno.