Un corteo arcobaleno attraversa Ferrara, è il primo Pride all’insegna di Stonewall (articolo e video)
«La politica prova anche a censire chi vuole abortire». Tante le rivendicazioni delle associazioni come Out. A sfilare circa 300 persone tra bandiere e cartelli. «In città vorrei Alcide assessore gay»
Ferrara L’attacco omofobo qualche settimana fa in una pizzeria del centro ha dato un’ulteriore spinta, ma ci sono pure le «limitazioni introdotte nei confronti delle educatrici queer all’interno delle scuole», «le sospette richieste di censimento su persone che intendono effettuare la transizione di genere o che intendono abortire», «i manifesti di Pro vita e famiglia disinformativi». Che Ferrara avesse bisogno di un Pride, il primo ieri per la città, l’ha gridato il corteo di circa 300 persone partito da piazza Ariostea alla volta del Montagnone tra bolle di sapone, ombrelli, ventagli e bandiere arcobaleno.
In testa a tutti i cartello «Queer against cops» perché il primo Pride di Ferrara era all’insegna dei moti dello Stonewall e «dell’autodeterminazione dei corpi e delle identità», «un momento politico – diceva Christian Bello di Out, fra le associazioni che hanno organizzato la manifestazione – e di lotta dal basso, autofinanziato e apartitico». «Attraversiamo le scuole e le università – diceva Simon (Out) – con la consapevolezza che la Carriera alias che adoperiamo non è completamente efficace se non, alle volte, rischiosa rispetto alla nostra privacy di soggettività trans. E se siamo persone non binarie, non abbiamo neppure la certezza di poterne, in primo luogo, usufruire. Camminiamo – ha continuato – per le strade di una città a misura di turista e consumatore, e non di studente e cittadino, con la consapevolezza che i luoghi di promozione della cultura, gli spazi di aggregazione tutelanti per la popolazione queer e le piazze sono scarsi o privatizzati. Intanto, le poche realtà accessibili costruite e sostenute faticosamente da singoli gruppi volenterosi sono limitate dal silenzio omertoso dell’organizzazione comunale, che pare non volersi adoperare per preservarle e, anzi, alle volte pare volerle ostacolare in virtù della sua linea politica».
Il riferimento al centro La Resistenza che «negli ultimi mesi – diceva Rachele, del centro sociale – sta lottando contro i continui attacchi politici da parte del comune di Ferrara, che senza un reale motivo né un progetto concreto, vuole chiudere senza alternative un’esperienza che dura da anni». «Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città», era uno dei cori mentre il corteo procedeva alzando i cartelli «Nella città che vorrei Alcide assessore gay», «di Meloni vogliamo solo la frutta», «non vi devo bellezza, non vi devo decoro, siete voi a dovermi rispetto e inclusione». «Usciamo con le nostre amiche – diceva Simon – o partner e veniamo aggredite, derise per il nostro aspetto, insultate per il nostro orientamento. Il vostro odio non ci fermerà, è combustibile per la nostra rabbia, alimenta la nostra determinazione: continueremo a immaginare e a costruire una città e delle realtà tutelanti, antirazziste, antifasciste». l
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