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L’inchiesta

«Nessuno spaccio in palestra di sostanze anabolizzanti»

Alessandra Mura
«Nessuno spaccio in palestra di sostanze anabolizzanti»

Interrogato il titolare, la difesa: resta l’accusa di detenzione di coca e hashish

15 luglio 2023
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Goro Nella sua palestra di Bosco Mesola a metà dicembre i carabinieri di Comacchio e i Nas trovarono un etto di cocaina, uno di hashish e diverse sostanze dopanti. Due giorni dopo, il 16 dicembre, uno dei suoi giovani clienti, il pescatore Elia Ricci, morì a 26 anni stroncato da un malore improvviso. Due inchieste legate a doppio filo quelle che vedono indagato il titolare della palestra, ieri sentito dal pubblico ministero per l’interrogatorio richiesto dalla difesa dopo la chiusura della prima delle due indagini, quella sul possesso di stupefacenti.

«È rimasta l’accusa di detenzione di droga, mentre è caduto il capo di imputazione relativo allo spaccio di sostanze anabolizzanti, perché la quantità trovata configura l’uso personale, e dall’analisi del telefono cellulare non è stato trovato alcun riscontro relativo a contatti con terzi per la cessione delle sostanze. – spiega l’avvocato difensore Denis Lovison – Diverso il discorso legato alla cocaina e l’hashish, la cui detenzione in quelle quantità è comunque considerata reato. In ogni caso dagli accertamenti non sono emersi elementi che comprovino un’attività di spaccio di anabolizzanti all’interno della palestra».

Una circostanza, quest’ultima, destinata probabilmente a ripercuotersi sulla seconda inchiesta, ancora aperta e prorogata per altri sei mesi fino alla fine dell’anno, quella per morte in conseguenza di altro reato. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se ci sia un nesso tra la morte del giovane pescatore, appassionato di body building, e le sostanze dopanti trovate all’interno della palestra. La tragedia di Elia, che frequentava abitualmente il locale, avvenne due giorni dopo il blitz dei carabinieri di Comacchio e dei Nas culminato nel sequestro delle sostanze e l’arresto del titolare, messo ai domiciliari. Elia, che non aveva mai avuto problemi di salute, si sentì male e morì dopo una serata trascorsa con gli amici. Sui motivi del decesso la procura sta ancora cercando di fare chiarezza. Intanto il difensore dell’indagato intende chiedere al giudice la revoca dei domiciliari e l’applicazione del solo obbligo di firma, per consentire al proprio assistito di riprendere il lavoro.l

A.M.

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