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Ferrara, scatti di una vita: Harari ai Diamanti con i suoi Incontri

Margherita Goberti
Ferrara, scatti di una vita: Harari ai Diamanti con i suoi Incontri

E in parete c’è anche “Thesauros”, Di Natale (Ferrara Arte): abbiamo allestito 26 mostre in tre anni

16 luglio 2023
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Ventisei mostre in tre anni. Pietro Di Natale, direttore della fondazione Ferrara Arte, ci tiene a dire le cose come stanno. Dal suo insediamento, insieme alla «meravigliosa macchina ferrarese», come lui stesso l’ha definita, ha lavorato a cotanti allestimenti. Gli ultimi sono freschissimi: in Castello c’è quello dedicato ad Arrigo Minerbi e a Palazzo dei Diamanti la doppia mostra dedicata alle opere di Guido Harari e Agostino Arrivabene. Queste due sono state presentate ieri mattina davanti ad una platea affollatissima e saranno visitabili tutti i giorni da oggi al 1° ottobre. Alla conferenza, oltre alle autorità locali e agli artisti, hanno partecipato il Sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, la sorella editrice Elisabetta e l’attrice e cantante tedesca Ute Lemper; quest’ultima amica di lunga data di Harari e oggi ospite a Vicenza della Milanesiana.

In parete «Di queste due mostre – ha sottolineato l’assessore Marco Gulinelli – quella dedicata ad Harari l’ho fortemente voluta condividendola con Sgarbi e Di Natale. Con flessibilità espositiva dal respiro internazionale “Incontri” è un inno alla fotografia e alla musica. Le 300 foto che compongono “Incontri” aprono la dimensione del ricordo che nutre la nostra vita e vede la positività del vivere, ci consentono una vicinanza all’intimo del soggetto raffigurato, permettendoci di coglierne l’essenza».

La mostra ripercorre tutte le fasi della sua eclettica carriera, dagli esordi in ambito musicale come fotografo e giornalista, alle numerose copertine di dischi per artisti come Fabrizio De Andrè, Bob Dylan, Vasco Rossi, Kate Bush, Paolo Conte, Lou Reed, Frank Zappa, fino all’affermazione di un lavoro che nel tempo è rimbalzato da un genere all’altro, privilegiando sempre il ritratto come racconto intimo degli incontri con le maggiori personalità del suo tempo. «Le sue fotografie – ha decretato Sgarbi – sono rivelazioni». A margine del percorso espositivo come lo stesso Harari ha informato, chi lo desidera, prenotandosi in anticipo sul sito www.mostraguidoharari.it potrà farsi ritrarre nel suo set fotografico allestito nello spazio adiacente il bookshop di Palazzo dei Diamanti.

«Dal 1985 ad oggi sono quaranta le opere di Agostino Arrivabene che compongono “Thesauros”», ha proseguito Gulinelli nella sua analisi spiegando il significato del titolo che si riferisce a quei piccoli edifici che nell’antica Grecia venivano offerti nei santuari, alle divinità.

Colto, raffinato, dotato di grande fantasia, l’autore considera le sue creazioni come doni votivi e la pratica artistica come tensione verso il divino. Nei dipinti eseguiti con tecniche tradizionali e materiali preziosi, si colgono infatti, gli echi dei grandi maestri studiati «de visu»» fin dalla prima formazione, (di cui fa parte essenziale anche Ercole de Roberti), che lo hanno guidato, confortato nella ricerca di una personalissima figurazione connotata da una forte carica visionaria e riferimenti simbolici ed esoterici. Di lui Vittorio Sgarbi dice: «Di tutti i pittori figurativi delle ultime generazioni dalla fine degli anni 70 ad oggi, appartenenti a diversi gruppi, ammirevoli per l’esercizio e la tecnica spesso maturata sullo studio degli antichi, il più eccentrico, il più originale, il più sperimentale è certamente Agostino Arrivabene. Gli piace la pittura ambiziosa, la perfezione esecutiva, ma la sua fantasia lo porta verso soggetti estremi, Lontanissimo dalla realtà è certamente il più onirico dei nostri pittori e le sue immagini sono lacerate e tormentate perché il disegno e la pittura sono per Arrivabene, strumenti di conoscenza che richiedono concentrazione e applicazione continua». Mostre aperte tutti i giorni dalle 11 alle 20.l